Continua la querelle tra la Sea-Eye e lo Stato italiano. La ong non ci sta allo stato di fermo impostole per legge e chiede aiuto al Governo tedesco, inviando una lettera alla ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Si profila quindi l’ennesimo scontro – dopo quello francoitaliano – sul tema dei migranti. Questa volta con il Governo della Germania.

Migranti, la Sea-Eye chiede aiuto alla Germania: “La legge dell’Italia infrange il diritto internazionale”

La ong tedesca alza la testa e si ribella alla normativa italiana che, secondo l’Organizzazione, contrasta con la legge internazionale sull’obbligo di salvare le vite in mare. La Sea-Eye così scrivere a Baaerbock spiegando che:

“La legge italiana del 24 febbraio vieta le operazioni di soccorso dopo l’assegnazione di un porto sicuro. Allo stesso tempo, le navi di soccorso vengono assegnate a porti lontani, in modo che il viaggio duri diversi giorni. Durante questo periodo, gli equipaggi ricevono spesso ulteriori chiamate di emergenza che, secondo il diritto internazionale, non possono ignorare“.

La ong tedesca deduce quindi che la legge italiana “contraddice” quella internazionale che, per la gerarchia delle fonti, è superiore al diritto nazionale.

“Le autorità italiane – scrive ancora nella lettera – stanno fermando le navi a causa della nuova legge. Le navi possono essere trattenute a tempo indeterminato per ripetute violazioni della legge. C’è quindi da temere che tutte le navi di soccorso vengano arrestate in pochi mesi. Questo non deve accadere”.

La Sea-Eye avanza quindi al ministro degli Esteri tutta una serie di richieste che Braebock – evidentemente – dovrebbe sottoporre al Governo Meloni:

“Le navi di soccorso civile non dovrebbero essere ritenute responsabili per aver condotto molteplici operazioni di soccorso; devono essere revocate le sanzioni alle Sea-Eye 4 e alla Mare-Go: le navi civili di soccorso siano piuttosto utilizzate in modo ottimale dalle autorità italiane e maltesi al fine di salvare quante più vite possibili”.

E ancora:

Le risorse delle organizzazioni “non vengano sprecate inviando le navi in porti lontani per ridurre i tempi di dispiegamento nelle zone di ricerca e soccorso libiche e maltesi e il centro di coordinamento dei soccorsi maltesi deve riprendere le sue funzioni di coordinamento per le persone in pericolo in mare per evitare ulteriori vittime“.

La Sea-Eye 4 e la Mare-Go sono state posto sotto fermo per 20 giorni a Ortona (la prima) e a Lampedusa (la seconda). Alla Sea-Eye, dopo aver salvato 17 persone, era stato ordinato di raggiungere il prima possibile – come da normativa – il porto di Ortona. Ma nel tragitto la nave ha fatto una lunga deviazione per andare a salvare 32 persone nella zona Sar maltese, dopo aver ricevuto un Sos. Nel compiere il secondo salvataggio, la Sea-Eye ha infranto la norma italiana.

La Mare-Go, invece, ha direttamente rifiutato di recarsi al porto assegnatole dalle autorità italiana, dirigendosi a Lampedusa. Mentre doveva andare a a Trapani, come chiesto dal ministero dell’Interno. Adesso bisognerà attendere la risposta del ministro Braebock e se, eventualmente, anche lei vorrà bacchettare la Meloni sulla questione migranti.