Emergono nuovi dettagli sull’omicidio che, a Fabriano, in provincia di Ancona, ha strappato alla vita Fausto Baldoni, il 60enne ucciso nella sua abitazione dalla compagna, la 50enne Alessandra Galea. Stando a quanto raccontato dai familiari della vittima, i rapporti tra i due si erano fatti difficili, al punto che il 60enne, sentendosi poco al sicuro, aveva deciso di far sparire di casa tutti i coltelli.
Dopo aver negato ogni responsabilità, la 50enne avrebbe ammesso di averlo colpito con una abat-jour al culmine di una lite, ma solo per difendersi e non con l’intenzione di ucciderlo. Qualche anno fa la sorella gemella si rese protagonista dell’uccisione della madre, ma fu poi prosciolta perché incapace di intendere e di volere.
Omicidio Fabriano, la testimonianza dei familiari della vittima
Fausto temeva per la sua vita tanto che da casa aveva fatto sparire anche tutti i coltelli.
Sono di questo tenore le dichiarazioni rilasciate nelle scorse ore dai familiari di Fausto Baldoni, il 60enne trovato morto nella sua abitazione di Fabriano, in provincia di Ancona, con profonde ferite alla testa. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, a colpirlo sarebbe stata la sua convivente, Alessandra Galea, con cui i rapporti, già da un po’, si erano fatti tesi. Tanto che, secondo i fratelli dell’uomo, quest’ultimo avrebbe vissuto per mesi nel sospetto e nella preoccupazione. Addirittura, temendo “di essere avvelenato”, quando lei era in casa “viveva in una stanza”.
A dare l’allarme, nella giornata di ieri, era stata la sorella, Rita. Quest’ultima, non vedendolo arrivare per pranzo come avevano concordato e avendo più volte provato a chiamarlo senza successo, si era spaventata, allertando i carabinieri. Grazie all’aiuto dei vigili del fuoco intervenuti sul posto, gli agenti erano entrati nell’abitazione, facendo la tragica scoperta. Galea era stata rintracciata poco dopo, mentre vagava per strada, da una pattuglia. Una volta accompagnata in caserma, aveva negato le sue responsabilità.
Più tardi, incalzata dagli inquirenti, avrebbe ammesso di aver colpito il convivente con una lampada al culmine di una lite, ma solo per difendersi e senza nessuna intenzione di ucciderlo. A farlo sapere è stato il legale che la sostiene, l’avvocato Franco Libori. Nei suoi confronti, però, è stato disposto il fermo.
Nostro fratello, per la sua generosità e bontà, ha trovato un epilogo alla sua vita che non meritava,
hanno dichiarato negli attimi successivi i familiari, assistiti dall’avvocato Angelo Franceschetti. La sindaca di Fabriano, Daniela Ghergo, ha commentato invece con queste parole l’accaduto:
Fabriano è sconvolta. L’episodio di sangue che si è verificato nella nostra città è una tragedia dolorosa per la nostra comunità. La vittima, un nostro concittadino, e la sua presunta omicida, non risultavano essere persone note per problemi pregressi o seguite dai servizi sociali cittadini. Le indagini in corso consentiranno di far luce su aspetti che al momento sono oggetto di segreto investigativo. Ora è il momento del silenzio.
Il precedente della sorella gemella della presunta assassina
Stando a quanto riferito dai familiari, la vittima e la presunta assassina avrebbero iniziato a convivere un paio di anni fa, ma si conoscevano da molto tempo. Fausto avrebbe infatti cresciuto come suoi i figli avuti da Alessandra da una precedente relazione, dopo che la sorella gemella, Consuelo, si rese protagonista del brutale omicidio della madre.
I fatti, riportati dal Resto del Carlino, risalgono al 2014. La donna, all’epoca poco più che 40enne, uccise Maria Bruna Brutti, 76 anni, colpendola alla testa con un fucile da soft air. Venne prosciolta da ogni accusa perché riconosciuta totalmente incapace di intendere e di volere e obbligata a scontare 10 anni in una struttura psichiatrica. La tragedia della sorella segue di qualche anno la sua.