Occorre andare a scuola per imparare l’uso della parola. Sembra banale ma gli adulti dovrebbero occuparsi di più del mondo dell’istruzione, con un’educazione civica più incisiva e finalizzata al corretto uso della parola. Infatti, formare gli gli uomini del domani significa anche educarli all’uso ragionato della parola. Lo hanno capito bene alcuni educatori e tra questi don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Capì, tra l’ostilità di buona parte della gerarchia ecclesiastica, che i figli dei contadini, degli operai dovevano imparare il numero più elevato di parole per poter reclamare i propri diritti. Lo fece con molta determinazione.
Dove si impara a parlare e ascoltare
Anche oggi c’è bisogno di imparare ad esprimersi per capire, per comprendere quello che dice il nostro interlocutore. E’ la grammatica dell’ascolto e del dialogo, che accresce la consapevolezza dell’importanza di quello che esprimiamo. Non dobbiamo dimenticare che quello che diciamo continua a vivere nel tempo della nostra vita e anche dopo di noi al pari delle azioni che da esse sono scaturite.
Espressioni, verbi, aggettivi, frasi che possono far sbocciare sorrisi, fiori, grandi idee oppure possono essere dispensatori e diffusori di veleno, razzismo e persino guerre. Siamo noi a scegliere le parole e pronunciarle. Noi stessi siamo la somma di tante parole che abbiamo sentito, registrato e ascoltato da diverse persone. I nostri valori, le nostre credenze derivano da altri che ce li hanno trasferiti e che noi abbiamo rielaborato. La parola è potente: potenza creatrice e potenza costruttrice. Con la pietra si costruiscono ponti e opere d’arte ma si può anche provocare caos e oscurità. E’ per questo che deve essere usata con saggezza.
Stefano Bisi