Ci va giù duro Carlo Calenda. Il Segretario di Azione, ospite di Mezz’Ora in più su Rai 3, ha parlato di Elly Schlein senza mezze misure. Aggiungendo, niente più e niente meno, a quanto aveva già detto nei giorni scorsi Matteo Renzi. Azione ed Italia Viva, che in Parlamento si presentano come una federazione dai gruppi parlamentari uniti, sono sulla stessa lunghezza d’onda. Almeno su questo. Così Calenda nel suo intervento di oggi:
Mi pare che le posizioni del Partito Democratico siano le posizioni di un rappresentante d’istituto al liceo. Sono posizioni evocative che, però, non spiegano mai come fare le cose.
Il numero uno di Azione ha portato la discussione sui temi concreti. Ha parlato di Corte di conti – su cui si è dimostrato in linea con le decisioni del governo – ma anche dei problemi legati al potere d’acquisto degli italiani: “Rispetto a questo va fatto: il salario minimo; la sospensione della quota capitale di mutuo da rimborsare; una detassazione completa di una mensilità per gli imprenditori che stanno facendo ottimi risultati. Servono risposte ai bisogni. Sia per far guadagnare di più che per far funzionare istruzione e sanità. Su queste cose Meloni non sta facendo nulla”. Ma non solo Meloni. Perché Calenda, in un passaggio successivo, aggiunge che: “La Schlein non ne parla”. E poi:
Due mesi fa le ho mandato una proposta sul reddito minimo contrattuale – che non è il salario minimo perché dobbiamo preservare i contratti nazionali – e le ho mandato anche una proposta di 10 milioni per azzerare le liste d’attesa sulla sanità. Queste proposte le ho mandate anche al governo con il quale ho avuto un po’ di interlocuzione dall’altro lato non ho ottenuto risposta. Io non voglio parlare al PD che fa quello che vuole ed Elly Schlein farà il suo percorso ma in questo percorso, per ora, non c’è mai una discussione di metodo. Di questo passo avremo la destra al governo per 30 anni.
Eppure, niente partito con Renzi
Parlano la stessa lingua, Renzi e Calenda, quando si tratta di attaccare gli avversari politici. I problemi sorgono quando c’è bisogno di convergere e far funzionare le cose internamente. Ecco perché – e Calenda oggi lo ha chiaramente ribadito – non nascerà nessun partito del Terzo Polo. Le sue parole:
Io ho creduto molto nel progetto, altrimenti non avrei messo il nome sul simbolo e non avremmo preso l’8%. Credevo davvero che in Italia potesse nascere un partito unico dei liberaldemocratici, ci credevo davvero. Poi dopo le elezioni ho capito, pian piano, che dall’altra parte (quella di Renzi e di Italia Viva, ndr) questa cosa non era più sul tavolo. Questa, come ogni rottura, ha avuto anche momenti disdicevoli. Ho preso un impegno con me stesso e cioè che non avrei più parlato di questa cosa. Dico solo che i gruppi parlamentari che sono stati eletti, metà di Azione e metà di Italia Viva, stanno lavorando molto bene insieme. Il partito unico non è più sul tavolo, siamo due partiti distinti.
Ciò nonostante, c’è un Partito Democratico che è slittato a sinistra e che ha lasciato spazi interessanti al centro. Azione ed Italia Viva non possono ignorare questo. Carlo Calenda lo sa benissimo ed ha confermato che bisogna parlare ad una parte di quegli elettori del Partito Democratico – più orientati al centro – quindi, ha detto che:
Alla luce di questo credo che ci sia un grande bisogno di un’area pragmatica e socialdemocratica, non centrista, fortemente riformista ed idealista. Un’area che creda che quello che muove le persone in politica sia l’idealismo e non l’ambizione di essere l’ago della bilancia che è di una tristezza sconfinata. Proveremo a farlo.