Anche oggi nel nord del Kosovo, la tensione interetnica continua a crescere, con i serbi locali che si sono radunati davanti ai municipi di Zvecan, Leposavic e Zubin Potok per protestare contro l’elezione di nuovi sindaci di etnia albanese e chiedere il ritiro delle unità di polizia kosovara dalla regione. Nonostante la notte sia trascorsa tranquilla, con la presenza di forze di sicurezza all’interno degli edifici comunali e del presidio delle truppe di Kfor, la missione Nato in Kosovo, la situazione rimane tesa.

Municipi del Kosovo assediati col filo spinato dai serbi: alta la tensione

Dopo i violenti scontri del 29 maggio a Zvecan, le sedi municipali sono state isolate da barriere metalliche e filo spinato, e i serbi hanno adornato le recinzioni con numerose bandiere serbe. A Leposavic, il nuovo sindaco Ljuljzim Hetemi, di etnia albanese, è rimasto all’interno del municipio per motivi di sicurezza, evitando possibili nuove violenze da parte dei dimostranti serbi. Nel resto del nord, a maggioranza serba, le scuole rimangono chiuse e i servizi comunali sono inaccessibili a causa delle proteste, con conseguenze evidenti sulla vita pubblica e sociale.

Per cercare di risolvere la situazione e prevenire un ulteriore deterioramento, lunedì arriveranno nella regione gli inviati dell’Unione europea e degli Stati Uniti, Miroslav Lajcak e Gabriel Escobar. Il loro obiettivo sarà quello di disinnescare la situazione e prevenire un possibile conflitto con conseguenze imprevedibili per i Balcani.

Il primo ministro kosovaro Albin Kurti ha dichiarato di non essere contrario allo svolgimento di nuove elezioni locali nel nord del Kosovo, ma ha sottolineato che prima di ciò è necessario ripristinare la legge e lo stato di diritto, ponendo fine alle proteste dei serbi. Kurti ha ammesso che i nuovi sindaci albanesi eletti il 23 aprile hanno un basso grado di legittimità a causa della scarsa partecipazione al voto, ma ha ribadito che sono “gli unici sindaci legali e legittimi“.

Il premier ha anche affermato che gli estremisti e i criminali responsabili delle violenze nel nord devono essere giudicati, creando così le condizioni per una nuova campagna elettorale e elezioni libere e democratiche. Kurti ha negato l’uso della forza da parte della polizia kosovara nei confronti dei dimostranti serbi, affermando che le violenze sono state portate avanti da masse violente ben organizzate che cercano di destabilizzare il Kosovo.