Nella giornata di ieri Anthony Taylor, l’arbitro della finale di Europa League tra Roma e Siviglia, è stato aggredito all’aeroporto di Budapest da alcuni tifosi romanisti. I sostenitori, a suon di spintoni e sedie lanciate in aria, hanno inveito contro il direttore di gara. Insieme a lui anche la famiglia era presente al momento dell’imbarco per il rientro a casa. Gli errori su alcune decisioni fondamentali da parte del fischietto inglese hanno scatenato la rabbia dei supporter giallorossi. Alcuni presenti si sono limitati a cori di scherno, mentre altri si sono resi protagonisti di spinte e insulti all’arbitro.

Sul punto, attraverso il proprio canale Twitter, è intervenuta la Premier League. Lo ha fatto attraverso una condanna netta verso quanto accaduto al direttore di gara nel giorno successivo alla finale di Budapest: “Siamo scioccati e sconvolti dagli inaccettabili insulti rivolti ad Anthony Taylor e alla sua famiglia durante il viaggio di ritorno dalla finale di UEFA Europa League. Nessuno dovrebbe subire il comportamento imperdonabile che hanno dovuto sopportare ieri. Anthony è uno dei nostri direttori di gara più esperti e preparati e sosteniamo pienamente lui e la sua famiglia.

L’arbitro Taylor non è stato aggredito verbalmente soltanto all’aeroporto di Budapest. Queste e molte altre parole arrivano anche per quanto riguarda gli istanti successivi al triplice fischio, quando l’allenatore della Roma José Mourinho ha inveito contro l’arbitro. Nei parcheggi dello stadio ungherese la discussione e la presa di posizione del tecnico portoghese, che nell’invettiva coinvolge anche il designatore arbitrale dell’Uefa Roberto Rosetti.

Taylor aggredito all’aeroporto di Budapest: la ricostruzione

L’arbitro Taylor, insultato da alcuni tifosi della Roma, si è reso protagonista nella finale di Budapest per un rigore non concesso alla Roma per un fallo di mano in area di Fernando. Tutto questo oltre ad alcune decisioni nel corso della gara che hanno fatto storcere il naso ai tifosi giallorossi. Il fischietto, riconosciuto dai presenti all’aeroporto, è stato preso di mira, accerchiato e con lui la famiglia. Tutto come simbolo di una rabbia conservata nel tempo e che è sfociata poi in aggressione verbale. Aggressione a tratti anche fisica verso alcuni componenti della famiglia del fischietto.