Ibrahimovic, le parole sul futuro. L’attaccante del Milan, ha parlato in esclusiva a ‘La Gazzetta dello Sport‘. Un’intervista in cui l’ex Inter, Juventus e Barcellona ha toccato diversi argomenti: dalla sua mentalità al futuro della sua carriera. Ecco alcune delle sue dichiarazioni più importanti.

Milan, le parole di Ibrahimovic alla Gazzetta dello Sport

L’attaccante classe 1981 è partito parlando dei suoi inizi nel mondo del calcio e dei segreti dietro alla sua longeva carriera. “Un esempio lo diventi per come sei, per quello che fai. Io ho fatto di tutto per arrivare, partendo da poco. Con la disciplina e il rispetto. Se ci sono riuscito io, possono farlo anche gli altri. Se posso insegnare questo alle nuove generazioni, sono contento. Per questo provo a essere me stesso, sempre. E a dare indietro più possibile. Se posso aiutare i ragazzi che hanno meno possibilità, lo faccio col cuore, non con il cervello».

Sulle sue condizioni fisiche che lo hanno portato lontano dai campi per la maggior parte della stagione: “Sto bene, sto bene. Ho lavorato tanto, ho forzato tanto, non solo quest’anno anche l’anno scorso. Ma quando ero k.o., la squadra aveva bisogno. E quando hai fatto una cosa per tutta la vita, quando sai cosa devi fare ma non riesci a farlo, allora … continui, perché non ti dai pace, io non mi do pace. Non ho trovato l’equilibrio. Quando arriva tutto, pam, subito arriva niente. Questo pensiero mi gira nella testa. La mia testa è troppo forte, mi sento Superman ogni volta che rientro, ma devo avere equilibrio. Ho forzato così tanto e non mi è tornato niente sinora. Perché se ti torna un po’ dai ancora di più, sennò dai dai dai, alla fine sei vuoto“.

L’annuncio sul futuro

Il bomber svedese placca le foci su un suo ritiro a fine stagione: «No, no, non sono uno che molla. Ma ci deve essere anche gioia in quello che fai, non posso non avere pace in quello che so fare da numero uno, giocare a calcio. Però non siamo ancora là. Penso che ho ancora da dare. Se penso di smettere? Non credo. Se devo continuare a giocare? Penso di sì. Ma devo trovare equilibrio come nella vita: se non hai serenità, stabilità, sei una bomba, le bombe esplodono».

Tra i suoi più grandi estimatori c’è Adriano Galliani che lo vuole portare nel suo Monza da diverse stagioni: “Mi chiama tutti i giorni da tre anni e mi dice sempre che Monza è bella, che c’è una bella natura, che sul tavolo c’è già il contratto. Ma non siamo là: io sono un giocatore del Milan e sono orgoglioso di esserlo. A una certa età non c’è più l’ego, non hai bisogno di dimostrare.  Sono qua per aiutare il Milan, non come adesso. Voglio essere in campo, lì posso aiutare molto di più».

Su cosa è mancato al Milan per arrivare in finale di Champions League: “Leao ha degli alti e bassi come capita a tutti i giocatori. Bisogna trovare il livello massimo e stabilità per portare risultati. E ognuno lo troverà, col tempo. Quest’anno troppi alti e bassi. Ma per essere stato il nostro secondo anno in Champions di fila abbiamo fatto tanto. Cosa manca? Tempo per arrivare dove vogliamo“. Sulle sconfitte contro l’Inter: “L’Inter è la più forte in Italia, sulla carta. Hanno molta più esperienza e giocatori che erano più pronti del Milan. Che non è una scusa, non ci sono scuse. Perché poi quando metti in campo 11 contro 11, da lì si gioca. E loro hanno fatto meglio di noi“.

Sul suo tifo personale in Manchester City-Inter, la finale di Champions League “Non posso tifare per nessuno, perché gioco nel Milan e l’Inter è in finale. Ho giocato nel Manchester United, il City è in finale. Spero sia una bella partita”.

Sulla possibilità di poter giocare ancora con il Milan “Cosa succede nel club non lo so. Io so che sto bene al Milan, Milano è casa mia. Del mio contratto non so nulla, l’anno scorso ho detto a Paolo: fai te. E mi è arrivato un foglio da firmare. Non so cosa c’è dentro, forse c’è un altro anno. A me basta sapere di essere un giocatore del Milan e allora so cosa devo fare. Il resto non mi importa. M’importa solo di tornare in campo, altrimenti la gioia diminuisce. È come se uno va al lavoro e non ha un ufficio. Sono due anni che non ho ufficio. Ho ancora voglia, ma serve equilibrio“, chiude l’attaccante.