Si fanno sentire i “No all’abolizione” del Reddito di cittadinanza: almeno cinque regioni si oppongono con forza alla sua scomparsa, ritenendolo indispensabile nella alla povertà.  Tuttavia, queste regioni si scontrano con le misure nazionali che prevedono la fine dell’Rdc e la sua sostituzione con l’Assegno di inclusione. Le misure regionali sembrano estendersi oltre i confini regionali, ostacolando l’interruzione del sussidio a livello nazionale.   

Ci sono diversi ostacoli, soprattutto dal punto di vista economico dei percettori del sussidio. La riforma dell’ammortizzatore sociale permette al Reddito di cittadinanza di restare attivo fino al 31 dicembre 2023, ma bisogna ricordare che l’Assegno di inclusione entrerà a regime dal 1° gennaio 2024 e non garantirà lo stesso importo del Rdc.

Questo è il motivo principale per cui alcune regioni sono pronte a lottare per i propri cittadini contro l’abolizione dell’Reddito di cittadinanza. Vediamo insieme quali regioni potrebbero resiste alla sua scomparire.

Reddito di cittadinanza: le regioni italiane che resistono

Prima di esaminare nel dettaglio le regioni che si oppongono all’abolizione del Reddito di cittadinanza, è importante fare un riepilogo dei principali requisiti previsti dall’Assegno di inclusione.

La misura che sostituirà completamente il Reddito di cittadinanza a partire dal 1° gennaio 2024.

L’importo del beneficio sarà di 500 euro, a cui si sommeranno altri 280 euro come bonus aggiuntivo nel caso di un contratto di locazione ad uso abitativo.

In sostanza, l’assegno di inclusione è formato da due quote. La prima rappresenta un’integrazione del reddito fino a un massimo di 6.000 euro annui, mentre la seconda è un’integrazione legata alla locazione con contratto registrato, per un valore massimo pari a 3.360 annui.

I beneficiari dell’Assegno di inclusione saranno le famiglie composte da minori, disabili e over 60. Tuttavia, questi requisiti da soli non sono sufficienti a garantire il rilascio del beneficio economico, in quanto è necessario soddisfare anche altre condizioni previste dalla legge.

Infine, l’Assegno sarà erogato per un massimo di 18 mesi continuativi, con la possibilità di rinnovarlo per ulteriori 12 mesi.

5 regioni italiane difendono il Reddito di cittadinanza

Ci sono cinque regioni italiane che difendono il diritto dei cittadini: la Regione Toscana, la Regione Campania, la Regione Puglia, la Regione Emilia Romagna e il Comune di Roma.

La Regione Toscana ha pianificato l’introduzione di un piano di sostegno a partire dal mese di luglio 2023,  che coinvolgerà almeno 3.800 persone che diventeranno circa 26.000 nel 2024. Si tratta di persone escluse dal nuovo beneficio a causa di requisiti insufficienti.

Le Regioni Puglia, Campania ed Emilia Romagna, invece, hanno previsto l’introduzione di misure alternative al Reddito di cittadinanza per sostenere le persone e le famiglie che perderanno il diritto al beneficio economico al 31 dicembre 2023.

Infine, il Comune di Roma ha istituito tre bandi, stanziando risorse per un ammontare complessivo pari a 240.000 euro, al fine di sostenere le famiglie che perderanno il diritto al Reddito di cittadinanza a causa delle nuove disposizioni nazionali.

Si tratta di progetti innovati mirati al sostegno delle famiglie bisognose e si chiamano: “OrientaMente”, “Ti aiuto io” e “Costruire percorsi”.

In Campania niente abolizione al reddito di cittadinanza?

Un’attenzione particolare viene rivolta alla Regione Campania, dove una petizione popolare sta riscuotendo un ampio consenso sia tra la popolazione che tra le forze politiche. Al fine di spingere il presidente De Luca nell’introduzione con una procedura d’urgenza una nuova Misura Integrativa Regionale (MIR) in sostituzione del Reddito di cittadinanza, con un intervento immediato di variazione al Bilancio di Previsione.

 Si tratta di un nuovo strumento che mira a sostenere le persone e famiglie in stato di bisogno e fragilità sociale.

La nuova misura Integrativa Regionale – MIR, pone in rilievo la questione sociale. Per questo motivo, si richiede un intervento con decorrenza dal 1° ottobre 2023, al fine di garantire un sostegno economico a coloro che sono esclusi dalle nuove misure previste dalla legge.

Inoltre, entro il 15 settembre 2023, dovrà essere presentato un elenco dei beneficiari del sussidio da includere nella MIR.