Cambiano le selezioni dei concorsi pubblici che diventeranno unificate e digitalizzate dopo il via libera al disegno di legge che riforma le procedure del Testo unico del 1994. Il provvedimento ha ottenuto il via libera del Consiglio di Stato nell’ambito dei target di riforma previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Tra le novità in arrivo, un ruolo sempre più centrale lo avrà il portale InPa, dal quale sarà possibile accedere a tutti gli invii di candidatura per i concorsi pubblici. Quello telematico diventerà l’unico canale per candidarsi. Inoltre, tra le prove e i risultati intercorreranno tempi più brevi grazie ai sistemi telematici che aggiorneranno le procedure previste nel Testo unico di 29 anni fa.
Ulteriori novità sono in arrivo anche per quanto riguarda lo svolgimento delle prove, con la previsione di maggiori tutele per soggetti ritenuti più fragili, quali ad esempio le donne incinte.
Concorsi pubblici, come cambia la candidatura alle prove?
Arriva il via libera al disegno di legge di riforma dei concorsi pubblici. Nella giornata di ieri, 31 maggio, il Consiglio dei ministri ha ottenuto l’approvazione finale del Consiglio di Stato sulla bozza del decreto del Presidente della Repubblica che riscrive le modalità di candidatura e di svolgimento delle prove delle selezioni negli enti della Pubblica amministrazione. Il ministero della Funzione pubblica di Paolo Zangrillo centra un altro obiettivo di riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), grazie al completamento di un percorso già avviato oltre dieci anni fa dal ministro Renato Brunetta.
Al centro della riforma dei concorsi vi saranno le selezioni unificate e digitalizzate, con la presentazione della candidatura da effettuarsi unicamente attraverso il portale InPa, dal quale le amministrazioni pubbliche potranno selezionare anche i profili professionali. Per i dirigenti e le professionalità comuni per tutte le amministrazioni, il portale inoltre provvederà a fissare concorsi unici, in linea con il fabbisogno di personale.
Pubblica amministrazione, bandi di concorsi unici nazionali: di cosa si tratta?
Si tratta di un passaggio fondamentale – il cui disegno era stato tracciato già dai precedenti ministri della Funzione pubblica della fine dello scorso decennio – che consente alle amministrazioni pubbliche di partire dai fabbisogni di personale per arrivare a stabilire i posti da mettere a bando nei concorsi pubblici, salvo, poi, di dirottare i vincitori presso le amministrazioni che avessero manifestato la necessità di dotarsi delle figure professionali occorrenti. A tal proposito, sia le Regioni che gli enti locali potranno prendere parte nello stabilire le risorse professionali occorrenti, ma saranno vincolate ai risultati delle selezioni pubbliche soprattutto per quanto riguarda i doveri assunzionali di donne incinte o di candidati affetti da problemi di apprendimento.
Concorsi pubblici, le nuove tutele per lo svolgimento di scritti e orali
La legge di riforma dei concorsi pubblici stabilisce anche delle tutele a favore di chi prenda parte ai concorsi pubblici. Alle candidate incinte dovrà essere garantita la possibilità di partecipare alle prove concorsuali anche nel caso in cui avessero degli impedimenti dovuti alle condizioni di salute o dovessero aver necessità di esami clinici. Pertanto, in caso di assenza alle prove in calendario, dovrà essere trovata un’altra data utile per lo svolgimento degli esami.
La stessa tutela dovrà essere garantita anche nel caso di allattamento. Ulteriori tutele dovranno essere garantite ai chi soffra di specifici disturbi dell’apprendimento (Dsa). In questo contesto, la digitalizzazione dei concorsi pubblici dovrà assicurare delle prove sostitutive rispetto a quelle scritte, attraverso l’utilizzo di strumenti utili per la lettura, la scrittura e il calcolo. Ai candidati affetti da Dsa, inoltre, dovrà essere garantita una prova sostitutiva rispetto a quella scritta, che potrà essere espletata anche mediante il solo esame orale.
Il decreto del Presidente della Repubblica approvato nella giornata di ieri, inoltre, stabilisce che gli enti che bandiscano un concorso debbano indicare la percentuale di presenza di genere: ciò servirà a fare in modo che il genere meno frequente possa godere del titolo di preferenza nel caso in cui la differenza superi il 30 per cento.