Un Jonh Elkann sorridente e in grande forma quello che dai salotti del festival internazionale dell’economia di Torino interviene riguardo alle voci su Stellantis. Negli ultimi giorni sui giornali si sono rincorse alcune notizie che vorrebbero l’Italia pronta ad aprire una partecipazione in Stellantis per bilanciare la presenza del governo francese.
Niente Stato fin quando Stellantis sta bene
Alla fine è sempre il capo famiglia di casa Agnelli a stoppare ogni velleità: con lo Stato si dividono solo le perdite, la cassa integrazione e gli aiuti sugli investimenti. Giammai dividere i profitti. Almeno è questo quello che possiamo evincere dalle parole del presidente Elkann.
“Penso che gli Stati entrano nelle imprese quando le imprese vanno male. E Stellantis va molto bene. Dai risultati che abbiamo avuto nel 2022, siamo in valore assoluto la società nel settore dell’automobile che ha avuto i risultati operativi più alti e nella nostra storia, che nasce come Fiat tre secoli fa che poi è evoluta con Fca e oggi è Stellantis, non abbiamo mai avuto nessun bisogno di avere lo Stato nel nostro capitale. Il nostro socio francese – ha concluso Elkann – ha avuto delle difficoltà negli anni che hanno necessitato in quel caso un intervento dello Stato francese”.
Non una novità le parole di Elkann, la Fiat prima e Stellantis ora, hanno da sempre saputo sfruttare l’importanza dell’industria dell’automotive in Italia. Molte volte siamo stati convinti che senza la Fiat sarebbe crollato tutto il sistema industriale. Anche durante la pandemia lo stato italiano ha risposto presente alle richieste di prestiti utilizzati poi per elargire dividendi. Insomma, quando si perde lo si fa insieme, quando si vince i profitti restano in famiglia.
Anfia vorrebbe bilanciare i pesi con la Francia all’interno dell’azienda
Proprio l’andamento del mercato dell’automotive preoccupa e non poco gli analisti italiani, anche in conseguenza alle notizie che ufficializzano la decisione di Stellantis di investire per avviare, entro fine anno, la produzione di veicoli con il brand Fiat in Algeria.
Questione alquanto gravosa per la nostra industria dato che la filiera italiana sembra destinata a cadere in una profonda crisi di produzione. Un risultato che si verificherà proprio a fronte di volumi richiesti, pari alla metà della capacità produttiva degli stabilimenti in Italia.
Così le parole del presidente Elkann appaiono lapidarie per il futuro dell’automotive italiana, perché arrivano in risposta alle parole del presidente Anfia(Associazione delle imprese della filiera dell’automotive) che proposto l’idea attraverso le pagine de il Sole24Ore. Per il presidente Anfia Paolo Scudieri “è necessario equilibrare le forze e i pesi all’interno di Stellantis, alla luce della presenza francese”.
Cosa buona e giusta se vista con gli occhi dei lavoratori o di quelle aziende che si trovano sempre più tagliate fuori dalla produzione. Ma neanche per idea per il presidente Jonh Elkann. Ad oggi in sostanza Stellantis non gode di buona reputazione in Italia.
E alla luce di queste ultime affermazioni, la percezione resta ancora più consistente riguardo al fatto che l’Italia risulti sempre più lontana dall’essere centrale nei pensieri di Stellantis e della famiglia Agnelli.