Il dado è tratto. Il Governo ha premuto il pulsante del via nelle commissioni Lavoro e Affari costituzionali all’emendamento sulla Pa che prevede la proroga di un anno, fino al 30 giugno 2024 del cosiddetto ‘scudo erariale’. Inoltre l’emendamento esclude la Corte dei Conti dal “controllo concomitante”, ovvero in itinere, sul Pnrr.
Per il ministro Fitto era tutto già programmato dal governo Draghi
Per il governo non si sta verificando nessuna ingerenza nei poteri dei magistrati contabili. Come riferito ieri in conferenza stampa dal ministro Fitto la norma è solo una riproposizione di un metodo già messo in campo dai precedenti governi Conte e Draghi.
Infatti la norma specifica i compiti dei magistrati contabili: “la Corte dei conti, anche su richiesta del Governo o delle competenti Commissioni parlamentari, svolge il controllo concomitante sui principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell’economia nazionale. L’eventuale accertamento di gravi irregolarità gestionali, ovvero di rilevanti e ingiustificati ritardi nell’erogazione di contributi secondo le vigenti procedure amministrative e contabili, è immediatamente trasmesso all’amministrazione competente ai fini della responsabilità dirigenziale”.
In sostanza, con l’aggiunta alla norma del 2020 della dicitura “ad esclusione di quelli previsti o finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, di fatto si toglie ai giudici contabili la possibilità di controllo sul Pnrr.
Stesso potere di controllo che prima poteva essere chiesto anche dal Parlamento. I giudici della corte prima intervenivano per assicurare il corretto impiego delle risorse e inoltre si vuole andare più in profondità prorogando lo ‘scudo’ che limita la possibilità di contrastare il danno erariale solo a limitati casi rilevanti.
I ritardi sul Pnrr arrivano dai ministeri, Salvini cosa fa?
La buona riuscita del Pnrr passa soprattutto dalla velocità e dall’efficienza dei lavori nei vari ministeri. Le difficoltà però aumentano quando alle riunioni importanti, come la cabina di regia di ieri 31 maggio, a disertare sono proprio quei ministeri chiave per l’attuazione dei piani.
Ieri infatti alla riunione mancava proprio il ministro Salvini che ha mandato per il ministero delle infrastrutture il suo vice Galeazzo Bignami (FDI). Il vice ministro Bignami si è però presentato alla riunione senza la documentazione sui progetti in difficoltà come aveva richiesto a suo tempo il ministro Fitto. Un problema quindi tutto interno alle dinamiche di lavoro dei vari ministeri.
Se Salvini infatti, ha speso molto del suo peso e tempo nel lancio dell’inutile ponte sullo stretto. Lo stesso ministero delle infrastrutture sembra essere il più interessato dai ritardi sui progetti del Pnrr e da quella ‘polverizzazione dei progetti’ sollevata anche dall’Anci .
Incontro tra governo e Corte dei Conti
Alla fine però si è arrivati ad un incontro di chiarimento tra le parti dove sia i giudici contabili che il governo hanno cercato un punto di mediazione. Il governo Meloni ha però voluto mantenere la barra dritta e continuare sulla strada segnata nei giorni scorsi.
“Nonostante si sia preso atto “della contrarietà della Corte, già manifestata con gli esecutivi precedenti nel 2020 e nel 2021, sul cosiddetto ‘scudo erariale’, il Governo ribadisce la necessità della proroga fino al 30 giugno 2024, ma auspica e si impegna a un confronto con la Corte per l’elaborazione di una disciplina più aggiornata e stabile”.
Questo è quello riferito in una nota di Palazzo Chigi al termine della riunione tra governo e i vertici della Corte dei Conti spiegando che nella prossima settimana sarà avviato un tavolo comune.