Un detenuto del carcere di Frosinone ha aggredito un agente della polizia penitenziaria lo scorso 30 maggio. Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe) denuncia le difficili condizioni lavorative degli agenti nelle carceri e accusa la Direzione della struttura di sottovalutare la situazione, proponendo di fornire ulteriori strumenti di difesa per gli agenti, tra cui il taser.

Carcere di Frosinone ‘Giuseppe Pagliei’, agente aggredito da un detenuto già protagonista di altri atti violenti

Episodio di violenza all’interno del carcere di Frosinone, dove un detenuto ha aggredito un agente della polizia penitenziaria. La vicenda risale a martedì scorso, 30 maggio. Stando alla ricostruzione dei fatti, il poliziotto sarebbe stato colpito alla testa con un lettore CD, rimediando una contusione e qualche escoriazione.

Non si tratta del primo episodio simile degli ultimi tempi. Qualche giorno fa, un fatto analogo si era verificato nel carcere di Civitavecchia e, prima ancora, in quello di Terni.
Sbatte, dunque, i pugni sul tavolo il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che, attraverso un comunicato dei suoi due dirigenti, Franco d’Ascenzi e Piero Pennacchia, esprime tutto il suo sconcerto per una situazione su cui è necessario correre ai ripari con urgenza.

Pennecchia e d’Ascenzi sottolineano come il detenuto in questione fosse già stato segnalato in precedenza per episodi di violenza nei confronti di altri agenti di vigilanza, senza che venisse preso nei suoi confronti alcun provvedimento, né avanzata l’ipotesi di un suo trasferimento.

L’accusa del Sappe alla Direzione del carcere: “Non ha a cuore la sicurezza del personale”

Il Sappe accusa la Direzione del carcere di aver sottovalutato situazioni simili e, di conseguenza, di non aver prestato particolare attenzione alla sicurezza e all’incolumità degli agenti.

Se, da un lato, il segretario nazionale Maurizio Somma pone l’accento sullo stress che caratterizza il lavoro nelle carceri, aggravato da episodi come questo, dall’altro, il segretario generale Donato Capece si spinge oltre, parlando di una situazione dovuta anche a un ‘clima culturale’ che favorirebbe, a suo dire, il verificarsi di certi episodi.

“La situazione è sempre più critica a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto”.

Capece conclude chiedendo che agli agenti vengano al più presto forniti strumenti di autodifesa come i taser, per scongiurare il ripetersi di fatti del genere.