Alessandro Impagnatiello voleva convincere l’amante 23enne, sua collega di lavoro, che con Giulia era finita. Il barista 30enne, che ha confessato l’omicidio della fidanzata 29enne incinta, aveva raccontato molte bugie. Prima e dopo l’atroce delitto. Fino a quando, ormai braccato nonostante i tentativi di depistaggio, ha deciso di confessare.
Alessandro Impagnatiello, le bugie all’amante e alla fidanzata
Alessandro Impagnatiello, come evidenziato dalle indagini, aveva una doppia vita. Diceva di amare la fidanzata e il bimbo che portava in grembo, un maschietto. Ma frequentava da mesi un’altra donna che, rimasta incinta, aveva convinto ad abortire. Ed era stata proprio lei, nata all’estero ma residente in Italia, a scoprire l’esistenza di Giulia Tramontano, la fidanzata ufficiale, arrivata al settimo mese di gravidanza.
Come riporta Il Corriere della Sera, quando la 23enne si accorge delle sue bugie, lui decide di confezionare un falso test del DNA: voleva dimostrare all’altra fidanzata che il figlio non era suo. Che Giulia aveva problemi mentali. Ma la ragazza scopre poi, sul suo iPad, le ricerche effettuate per preparare quel falso test. E quindi decide di contattare Giulia. L’incontro tra le due donne avviene sabato 27 maggio: un confronto, in cui entrambe scoprono di essere state ingannate. Giulia chiama Alessandro, dicendogli di essere con l’altra e di raggiungerle: ma lui non si presenta.
Il resto, purtroppo, è tristemente noto: Giulia torna a casa, viene inquadrata da una telecamera della zona intorno alle 19:05. Secondo le indagini, viene uccisa tra le 19 e le 20:30 di quel giorno. I messaggi inviati all’amica, in cui Giulia diceva di sentirsi turbata, sono stati inviati dallo stesso Impagnatiello, come dichiarato dalla pm Alessia Menegazzo, che coordina le indagini.
Contestata la premeditazione del delitto
In conferenza stampa la pm Menegazzo ha dichiarato che al giovane 30enne, già padre di un bimbo di 6 anni, è stata contestata la premeditazione per l’omicidio pluriaggravato di Giulia Tramontano. Infatti, l’analisi delle ricerche in rete ha permesso di comprendere come l’indagato ha deciso di uccidere la compagna e di come di disfarsi del cadavere. Le modalità, ha sottolineato la pm, erano state pensate, studiate e organizzate.
Impagnatiello l’avrebbe prima accoltellata, poi avrebbe tentato per due volte di bruciare il cadavere. Il corpo senza vita di Giulia è rimasto per giorni nascosto tra la casa e l’auto del reo confesso, prima di decidere di abbandonarlo come spazzatura. Nel mentre, la famiglia di Giulia lanciava appelli per il suo ritrovamento. Il ragazzo continua a fingere anche quando i genitori, a cui la figlia aveva raccontato dei suoi tradimenti, si recano a Senago da Sant’Antimo, nel napoletano, dopo la denuncia della scomparsa. Dopo il terribile femminicidio, Impagnatiello aveva anche contattato la 23enne per vederla, dicendo che era “libero” e che Giulia era andata via.
La famiglia di Giulia Tramontano: “Grazie da una famiglia distrutta”
Chiara Tramontano, sorella di Giulia, ha affidato a una storia di Instagram i suoi pensieri, condividendo un’immagine che ritrae l’intera famiglia felice e sorridente:
Grazie. Grazie di averci dato la speranza di trovarla. Grazie di averci creduto ed aiutato. Grazie dal profondo del cuore di una famiglia distrutta, di fratelli che non hanno avuto la possibilità di cullare il proprio nipote. Di genitori che sono stati privati del diritto di essere tali. La nostra famiglia sarà per sempre unita come in questa foto.
Su Twitter è in tendenza, dalla mattinata di oggi 1 giugno, l’hashtag #lospaevamotutte. Una protesta contro l’ennesimo femminicidio che sconvolge il nostro Paese.