La situazione di tensione tra Serbia e Kosovo ancora non accenna a placarsi, tanto che anche Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue impegnato in queste ore al summit in Moldavia, spende qualche parola sul rischio di un’escalation di violenza.

Per Borrell è necessario arrivare il prima possibile ad un incontro anche con il premier serbo Vucic, che riprenda quanto già affermato durante la riunione straordinaria con il Presidente del Kosovo Kurti. Così il funzionario europeo risponde alle domande sul Kossovo pervenutegli a margine del vertice della Comunità Politica Europea:

Mi aspetto di avere un incontro con il presidente serbo Vucic. Ieri ho incontrato il primo ministro del Kosovo Kurti. Dobbiamo insistere sul fatto che la violenza non è la strada da seguire e va condannata. Chi ha perpetrato la violenza deve essere ritenuto responsabile.

Situazione Kosovo-Serbia, Borrell insiste: “Si evitino azioni non coordinate”

La situazione in Kosovo si è fatta pesante già da lunedì, quando nell’area intorno al municipio di Zvecan si sono radunati diversi cittadini serbi per protestare contro l’elezione di alcuni sindaci di etnia albanese. Durante gli scontri con la polizia sono rimasti feriti 30 soldati Nato, tra cui anche 14 italiani, e una cinquantina di manifestanti.

Borrell ha espresso preoccupazione sulla gestione della vicenda e si è augurato che tutte le parti in gioco non facciano passi avventanti rischiando di far partire una pericolosa catena di violenze:

Tutte le parti devono evitare qualsiasi tipo di escalation e azioni non coordinate

ha detto l’Alto rappresentante Ue ai cronisti presenti al summit CPE al quale sta presenziando in queste ore.

Scontri violenti in Kosovo: i manifestanti serbi chiedono la rimozione della polizia speciale

La protesta serba ha visto un nuovo capitolo nella mattinata di mercoledì, quando centinaia di cittadini si sono adunati davanti al municipio di Zvecan, dopo che la polizia li aveva dispersi il giorno prima, per ribadire la loro richiesta di rimuovere la polizia speciale dal Kosovo settentrionale e di costringere alle dimissioni tre funzionari di etnia albanese.

Secondo i protestanti infatti, l’elezione di questi uomini politici deriverebbe da un’azione di boicottaggio contro i kossovari serbi durante le elezioni amministrative del 23 aprile. La protesta si è svolta mediante il dispiegamento di una bandiera serba lunga oltre 200 metri, che si è snodata sulle teste dei manifestanti dal minicipio fino al centro della città.

A seguito degli scontri tra albanesi e serbi nel Kosovo, la Nato è stata costretta a mandare altri 700 militari nel Paese, nella speranza di riuscire a intervenire tempestivamente nel caso si verifichino altri episodi di protesta violenta come è accaduto nei giorni scorsi.