Dopo aver tentato di depistare le indagini, in nottata il fidanzato di Giulia Tramontano, Alessandro Impagnatiello, ha rilasciato agli inquirenti la sua confessione, ammettendo di aver ucciso la 29enne e di aver provato a bruciarne il cadavere. Era stato lui, la scorsa domenica, a denunciare la scomparsa della compagna, raccontando di non averla trovata a casa al suo rientro dal lavoro, nel pomeriggio. Le ricerche che ne erano seguite non avevano portato da nessuna parte. Per questo, nelle scorse ore, gli inquirenti avevano deciso di aprire un fascicolo d’inchiesta per omicidio volontario aggravato dalla gravidanza, iscrivendo nel registro degli indagati proprio il 30enne, l’ultimo ad aver visto la giovane in vita.
La straziante confessione del fidanzato di Giulia Tramontano
Nella tarda serata di ieri, 31 maggio, i cronisti l’avevano ripreso al suo arrivo presso l’abitazione che condivideva con Giulia, a Senago, in provincia di Milano, dove gli inquirenti lo attendevano per un’ulteriore perquisizione. Tra le mura di casa, alla fine, Alessandro Impagnatiello sarebbe crollato, confessando il terribile delitto. Domenica scorsa, nel pomeriggio, aveva denunciato la sparizione della compagna di 29 anni, incinta al settimo mese, raccontando di averla vista per l’ultima volta in mattinata, quando era uscito di casa per andare al lavoro. Al suo rientro, aveva detto, era sparita. E con lei circa 500 euro in contanti e il passaporto.
Giulia, che non era automunita, avrebbe dovuto allontanarsi a piedi o aiutata da qualcuno. Ma le telecamere di sorveglianza installate nei pressi della casa non l’avevano ripresa. Facendo nascere i primi sospetti. I suoi familiari l’avevano detto fin da subito: nelle sue condizioni non sarebbe mai sparita volontariamente o, perlomeno, si sarebbe fatta sentire. Invece il suo telefono risultava spento. L’ultimo messaggio, inviato su Whatsapp a un’amica, risaliva alle 21.30 circa di sabato sera. “Sono turbata, vado a dormire”, aveva scritto la 29enne. Da poche ore aveva scoperto che il fidanzato la tradiva con un’altra donna e che anche quest’ultima era rimasta incinta.
L’ipotesi iniziale è che potesse essersi data alla fuga per allontanarsi dall’uomo, sconvolta dall’accaduto. O almeno era quello che tutti speravano. La svolta, dopo giorni di ricerche e di depistaggi, è arrivata nelle scorse ore. Una volta rientrato a casa, Impagnatiello, che nel frattempo era stato iscritto nel registro degli indagati, avrebbe visto gli agenti del reparto scientifico dei carabinieri analizzare le scale del condominio. Consapevole di non averle pulite, forse, avrebbe deciso di parlare. “L’ho uccisa io”, avrebbe detto.
L’interrogatorio avvenuto nella notte
Poi, nel corso del lungo interrogatorio avvenuto in nottata con la pm, Alessia Menegazzo, avrebbe aggiunto di averla aggredita con un coltello e di aver provato a bruciarne il cadavere, indicando anche il luogo di occultamento, un terreno dietro a una serie di box situati in via Monte Rosa, a poche centinaia di metri dalla loro abitazione. Qui gli inquirenti avrebbero ritrovato il corpo della giovane dietro a una piccola intercapedine. Il 30enne l’avrebbe colpita al culmine di una lite all’interno dell’appartamento dove, poche ore prima, c’era stato un incontro a tre tra lui, la giovane e la sua amante, una collega americana.
Poi avrebbe provato a disfarsi del cadavere bruciandolo nella vasca da bagno. Non riuscendoci, l’avrebbe caricato nel bagagliaio della sua auto – dove erano state rinvenute delle tracce biologiche, probabilmente di sangue -, trasportandolo fino al luogo del ritrovamento, dove avrebbe provato a dargli fuoco una seconda volta, con della benzina. Sarebbe stato lui, ipotizzano gli inquirenti, anche ad inviare i successivi messaggi dal telefono di Giulia, quando lei era già morta. Probabilmente con l’intento di depistare le indagini e sviare i sospetti da lui. Avrebbe agito da solo. Poi avrebbe cercato di incontrare l’amante, dicendole di essere “un uomo libero”. Lei avrebbe rifiutato per paura. Il giorno successivo avrebbe messo in scena la sparizione, sporgendo denuncia. Ora è accusato di omicidio volontario aggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale.