Affitti brevi, arriva la stretta del disegno di legge della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che andrà a disciplinare e a riordinare l’intero settore, soprattutto per la durata dei pernottamenti. La nuova legge era stata anticipata nelle scorse settimane per regolamentare alcune difformità che si stanno verificando nel mercato degli affitti brevi. Con il boom dei grandi provider su internet, e in particolare per i pernottamenti nelle grandi città, i residenti del centri subiscono l’allontanamento verso la periferia e gli studenti fuori sede fanno fatica a trovare un alloggio. Per i proprietari delle abitazioni residenziali è più facile affittare per brevi periodi rispetto al medio e lungo periodo e si hanno meno rogne.
Di conseguenza, negli ultimi dieci anni gli alloggi dati in affitto breve sono passati da 20.000 a 700.000, con un valore di fatturato che ha toccato gli 11 miliardi di euro. Nelle intenzioni della ministra del Turismo Daniela Santanchè, la nuova disciplina dovrà tutelare alberghi e professionisti del settore e la vivibilità di chi abita nelle città.
Affitti brevi, numero minimo notti e codice identificativo tra le novità in arrivo con il nuovo disegno di legge di Santanchè
Arriva dunque la stretta sugli affitti brevi contenuta nel disegno di legge di Daniela Santanchè che prevederà la durata minima del contratto di locazione turistica di 2 notti. L’unica eccezione a questo tetto sono i pernottamenti delle famiglie numerose, composte da almeno un genitore e tre figli. Tra le novità, è previsto un codice identificativo nazionale per ciascuna abitazione data in affitto con fine turistico. Le nuove regole arrivano dopo il confronto che la ministra Santanchè ha avuto con i sindaci di grandi città italiane che chiedono di rivedere la materia sugli affitti brevi, sul modello delle capitali europee. Inoltre, la bozza di legge presentata proprio nella giornata di ieri, 30 maggio, dovrebbe favorire il ritorno a prezzi più accessibili con una normativa che sia uniforma in tutta Italia.
Il limite delle due notti dovrà essere applicato proprio ai centri storici delle città metropolitane, maggiormente interessate al fenomeno degli affitti che stanno prendendo piede tra i residenti privati. Per le altre città, la soglia dovrebbe essere facoltativa. In particolare, l’opzione riguarda le città di classe “alta” e “molto alta”, la cui densità di turisti eccede il tetto dei 5.000 abitanti.
Riforma necessaria per studenti fuori sede e residenti
Il fenomeno degli affitti brevi incide direttamente anche sui prezzi degli alloggi per gli studenti, letteralmente “spennati”, soprattutto nelle grandi città turistiche e universitarie. Il fenomeno, che inizialmente era piuttosto marginale, negli ultimi anni ha preso piede con l’allontanamento dai centro storici sia di residenti che di studenti fuori sede. Per chi affitta il vantaggio è evidente: incassare subito, avere meno problemi ed evitare rogne di affittuari morosi che magari non vogliano lasciare casa. A ciò si aggiungono le strategie dei grandi provider che affittano alloggi grazie all’incontro di domanda e offerta sulla propria piattaforma.
Codice identificativo e comunicazione Agenzia delle entrate dei proventi affitti brevi su Airbnb
Da qui, l’intenzione del governo di utilizzare un codice identificativo nazionale (Cin) che dovrà essere esposto all’ingresso della casa da affittare ed essere indicato anche negli annunci. Un codice che identificherà dunque sia la trattativa per l’affitto breve che il rispetto delle nuove regole, in particolare sul numero di notti e sui componenti per le eccezioni.
Nella bozza del disegno di legge si interviene anche per chi fa affitti brevi in modalità imprenditoriale. Le nuove regole riguardano gli imprenditori che abbiano più di quattro appartamenti: con la riforma sarà necessario segnalare, obbligatoriamente, l’inizio dell’attività allo Sportello unico per le attività produttive (Suap). Da ultimo si segnala che, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 32 del 2023 di recepimento della direttiva europea Dac7, le piattaforme online (come Airbnb e Booking) sono obbligate alla comunicazione all’Agenzia delle entrate dei dati di chi fa affitti brevi al fine di consentire i controlli del Fisco. Entrato in vigore a fine marzo, il provvedimento andrà a regime nei primi mesi del 2024 quando saranno passati al setaccio gli affitti relativi all’anno 2023.