Si avvicina il Mondiale femminile che partirà il 20 luglio in Nuova Zelanda e Australia con ancora nessuna emittente che ha acquistato i diritti per trasmetterlo. Una tematica di grande dibattito che ha portato all’appello lanciato dal Ministro dello Sport Andrea Abodi in modo congiunto con i corrispettivi di Inghilterra, Spagna, Francia e Germania. L’obiettivo è stimolare la FIFA nel riuscire ad avere un dialogo costruttivo con i broadcaster per permettere la visione della competizione nelle principali nazionali e alimentare un movimento che è in grande crescita.
Diritti tv del Mondiale femminile
Al momento non c’è un accordo per vedere il Mondiale femminile. In Italia c’è stato l’interessamento della Rai che al momento è stato messo in stand by date le richieste molto alte. Il movimento femminile però è in crescita così come è in aumento il pubblico che vuole vedere le grandi manifestazioni. Per questa ragione si è esposta anche la storia inviata Rai Donatella Scarnati, andata in pensione dopo il Mondiale in Qatar, che ha chiesto una spinta all’azienda: “La Rai non può non prendere il mondiale di calcio femminile. Siamo stati in prima linea in Francia e poi in Inghilterra per gli europei. Bisogna crederci e fare uno sforzo. Ignorare è l’atteggiamento peggiore“. Nel frattempo il problema sta avendo una cassa di risonanza internazionale con i Ministri dello Sport delle nazionali europee qualificate che hanno lanciato un appello congiunto con Andrea Abodi come promotore:
Noi, in qualità di ministri dello sport dei paesi europei le cui squadre nazionali di calcio femminili si sono qualificate per la Coppa del mondo femminile FIFA che si terrà in Australia e Nuova Zelanda, dal 20 luglio al 20 agosto 2023, abbiamo registrato con preoccupazione che, fino ad ora, non sono stati attribuiti diritti televisivi per trasmettere le partite nei nostri Paesi.
Siamo consapevoli dei legittimi interessi e dei vincoli di bilancio che esercitano pressioni sia sugli assegnatari che sulle emittenti indipendenti, che necessitano di un modello economico attuabile per ciascuno di essi. Riconosciamo inoltre gli specifici vincoli organizzativi che possono incidere sul “valore di mercato” dei diritti delle emittenti europee (periodo e ore di trasmissione).
Tuttavia, siamo convinti che la copertura mediatica della Coppa del Mondo femminile sia decisiva per migliorare la visibilità globale dello sport femminile nei nostri Paesi europei. L’esposizione mediatica agli sport femminili ha infatti un impatto molto significativo sullo sviluppo della pratica sportiva da parte di donne e ragazze.
In ragione dell’elevato potenziale della Coppa del Mondo femminile FIFA e delle questioni sportive e sociali in gioco, consideriamo nostra responsabilità mobilitare pienamente tutte le parti interessate, affinché raggiungano rapidamente un accordo. Si tratta di decisioni che la FIFA e le emittenti devono prendere in modo indipendente, ma sappiamo che le trattative sono in corso e confidiamo nella capacità della FIFA e delle emittenti indipendenti di trovare un percorso comune verso un equo sviluppo della Coppa del Mondo femminile FIFA.
FIRMATARI:
Nancy FAESER, Ministro federale dell’interno e della comunità e responsabile dello sport in Germania
Miquel ICETA I LLORENS, Ministro della Cultura e dello Sport in Spagna
Amélie OUDEA-CASTERA Ministro dello sport e dei Giochi olimpici e paraolimpici in Francia
Andrea ABODI, Ministro per lo Sport e i Giovani
Lucy FRAZER Segretario di Stato per la cultura, i media e lo sport in Inghilterra
La FIFA attende
La FIFA ha accolto l’appello di Abodi ma al tempo stesso sottolinea la poca importanza che le emittenti televisive riservano al Mondiale femminile. E’ di qualche giorno fa l’intervento di Gianni Infantino ai microfoni proprio della Rai in cui ha rimproverato i broadcaster italiani di snobbare il calcio femminile rispetto a quello maschile nonostante la qualificazione delle ragazze di Milena Bartolini.
Le offerte tv per i mondiali femminili sono al limite del vergognoso, circa 200 volte in meno rispetto a quello maschile considerando che l’Italia femminile al Mondiale c’è, al contrario del calcio maschile. Non chiediamo che venga pagato quanto quello maschile, ma che si rispettino le donne che fanno questo sport. E’ un Mondiale, l’Italia farà bene perché il calcio femminile sta facendo passi in avanti importanti e noi come Fifa faremo in modo che si arrivi alla parità. Investiamo molto nel calcio femminile nonostante alcune volte veniamo criticati per il montepremi più basso, ma questo è collegato agli introiti. Da quando sono arrivato io siamo passati da 15 milioni a 150 milioni di montepremi. Non siamo ancora a livello del calcio maschile, vogliamo arrivarci, ma serve che anche coloro che criticano mettano dei fatti e delle azioni dietro queste critiche. Il Mondiale femminile, oggi, è un evento molto importante; per questo Mondiale pensiamo di avere 2 miliardi di persone che lo guarderanno