Tradizione, tecnologia e ricerca sono valori fondamentali per chi sceglie una carriera nel settore dell’ arte del restauro, un ambito in cui l’Italia è leader nel mondo. I restauratori italiani sono richiestissimi, al punto che la formazione diviene fondamentale. Stato dell’Arte, su Cusano Italia Tv, ha compiuto un viaggio all’interno di una delle più prestigiose accademie di formazione, la Scuola di Restauro di Botticino di Valore Italia. Cesare Biasini Selvaggi ha intervistato il presidente Angelo Crespi e l’amministratore delegato Salvatore Amura. “Inizialmente la scuola storica era in questa amena località sopra Brescia, Botticino, famosa per le cave di marmo, tra l’altro a Roma il Vittoriano è fatto con il marmo bianco di Botticino” spiega Angelo Crespi, che presiede Valore Italia. “La scommessa è quella di prendere la scuola come un luogo ormai remoto per un corso di formazione universitaria e portarla a Milano”.
Salvatore Amura: “Fondamentale il rapporto con la tecnologia”
La professione del restauratore guarda alla tradizione e al passato, ma anche alle nuove tecnologie e ora la Scuola si è spostata a Milano. “Questa operazione è stata sviluppata negli ultimi tre anni, per cui nel pieno della pandemia, grazie alla spinta di Fondazione Lombardia che aveva dato vita all’esperienza di Botticino, ormai quasi cinquant’anni fa” spiega Salvatore Amura, Ad di Valore Italia, che sottolinea l’importanza della tecnologia: “Oggi il tema tecnologia è indispensabile perché il restauratore dialoga con i tecnici, con gli informatici e con i chimici, per cui è un mestiere sempre più proiettato verso la contemporaneità. Il rapporto con la tecnologia è un elemento fondamentale: sempre più abbiamo bisogno di dialogare con le innovazioni, perché questo ci permette di fare un lavoro di prevenzione e di programmazione”.
Il restauro dell’arte contemporanea
Restauro del design e dell’arte contemporanea. Salvatore Amura spiega che la scuola di restauro di Botticino ha tre profili, tra i cinque riconosciuti dal ministero della Cultura: “Oltre ai due tradizionali, il settore lapideo e monumentale, il tessile, c’è il rapporto con il mondo del design. Per questo abbiamo una collaborazione con la Triennale di Milano, nei nostri laboratori ospitiamo il loro laboratorio del restauro del contemporaneo. Ciò vuol dire tracciare una traiettoria nuova. Il rapporto con l’arte contemporanea è la sfida del futuro. Materiali nuovi come plastica, carta, vetro ad esempio, per cui si tratta di un rapporto che ridisegna quello che è lo scenario del restauro. Poi la parte che riguarda naturalmente le tecnologie che permettono di studiare nuovi materiali. Oggi per esempio si utilizzano le alghe per restaurare, si utilizzano sempre più batteri naturali. Una strada totalmente nuova”. Non solo, il rapporto con l’arte contemporanea porta anche alla nascita di nuove professionalità, come sottolinea invece Angelo Crespi: “Oggi l’arte contemporanea è fatta di grandi installazioni, in grandi spazi e in grandi musei. Serve una persona attenta, che sappia già come funziona il montaggio, quali sono i materiali per esempio, anche perché l’arte contemporanea è nata effimera, si deteriora in fretta. Così spesso il restauro serve ancora prima dell’esposizione.”
Tecnologia e restauro programmato
“L’amore verso i beni culturali, non è solo una questione economica e di turismo, ma anche senso di identità per il nostro Paese con un patrimonio immenso da tutelare” spiega Angelo Crespi. “Nei giorni dell’alluvione ho definito il nostro patrimonio una bellezza fragile, specialmente l’architettura è sottoposta alle grandi tragedie, e se lo perdiamo non possiamo averlo più. Attraverso la tecnologia si può preservare sempre di più tale patrimonio”. Se ciò è vero, la tecnologia si può usare anche per pensare e programmare interventi di restauro, come spiega Angelo Crespi durante l’intervista: “Non più arrivare quando il bene è deteriorato ma programmare indagini e restauro di medio e lungo periodo. Si parla di conservazione programmata, implica un cambio di politica culturale, ma diminuirebbe anche l’impatto economico”. Botticino è una realtà 100% made in Italy, ma ciò non vale sempre per le accademie private, sempre più acquistate da finanziatori e fondi esteri. Salvatore Amura spiega quanto sia importante proteggere tali asset strategici: “La creatività italiana attira i grandi investimenti, ma sono asset strategici per il Paese perché dialogano con le filiere della produttività, dal tessile al design. Ciò vuol dire aziende, occupazione, investimenti…ci vuole una politica nazionale attenta e forte, che abbia la capacità di sviluppare e di dare forza a queste realtà e di prendersene cura”.