Gigi Sabani è stato un grande imitatore e conduttore televisivo, ma da molti è ricordato anche per l’ingiusto arresto legato allo scandalo Vallettopoli, per cui finì in carcere e fu poi scagionato. Una vicenda drammatica, seguita a una carriera di grande successo, che lo sconvolse nel profondo, influenzandolo fino agli ultimi giorni della sua vita. Morì nel 2007, nella sua amata Roma, dopo essere stato stroncato da un infarto: il medico che l’aveva visitato qualche ora prima gli aveva diagnosticato solo uno stato di forte stress. Tutto era iniziato qualche anno prima.

Gigi Sabani e lo scandalo Vallettopoli: quando l’imitatore fu ingiustamente arrestato

È l’estate del 1996 quando, in Italia, per la prima volta si sente parlare dello scandalo che i mass media avrebbero poi rinominato con il nome di “Vallettopoli”. Nasce tutto dalle denunce presentate in caserma, a Biella, da alcune modelle della scuola “Celebrità”. Le ragazze, davanti agli inquirenti, raccontano quanto accaduto alcuni anni prima, sostenendo di essere state spinte ad avere rapporti sessuali al fine di ottenere contatti nel mondo del cinema e della televisione. A finire nel mirino degli investigatori sono Valerio Merola e Gigi Sabani. Le accuse che gli vengono mosse sono di truffa a fini sessuali e induzione alla prostituzione.

A fare il nome del noto imitatore è, in particolare, Katia Duso, allora ancora minorenne. La giovane punta il dito contro di lui, accusandolo di esserne stata approcciata sessualmente con la promessa di ricevere in cambio un aiuto nel mondo dello spettacolo. Si tratta di accuse false, ma Sabani – che fin da subito si dichiara innocente – viene comunque arrestato e trascorre in carcere 13 giorni. Alla fine viene scagionato, ma il dolore provocatogli da questa drammatica esperienza lo segnerà per sempre, come ha segnato anche Merola, nonostante il risarcimento economico (fissato a 24 milioni di lire). L’archiviazione del fascicolo di inchiesta contro di lui avverrà solo un anno più tardi, nel 1997. A risentirne è anche la sua carriera.

La carcerazione al culmine di una grande carriera

Nato a Roma nel 1952, Sabani si era fatto strada nel mondo della televisione quando era ancora molto giovane. Poco più che ventenne, dopo aver partecipato come concorrente a La Corrida, mostrando le sue doti da imitatore, aveva iniziato a comparire in diverse trasmissioni Rai, come Domenica In, allora condotta da Pippo Baudo. Fu l’inizio di una lunga e meritata carriera. Nel tempo Sabani divenne uno dei conduttori televisivi più amati dal grande pubblico, soprattutto per le imitazioni dei grandi personaggi dello spettacolo dell’epoca, come Celentano e Morandi. Bastò essersi ritrovato immischiato nella vicenda di Vallettopoli a farlo finire nell’oblio.

Ne risentì il suo lavoro. Ma, soprattutto, la sua persona. Perché il dolore derivatogli dal non essere stato creduto e accusato ingiustamente lo accompagnò fino agli ultimi istanti della sua vita. Tanto che, quando morì, Valerio Merola, che come lui era stato scagionato dallo scandalo, disse: “Questa morte ha una firma”. Il riferimento era al pm Chionna, colui che, all’epoca dei fatti, si era occupato delle indagini che ne avevano provocato l’arresto.

Il pregiudizio può anche uccidere. Gigi Sabani non ha mai superato quella vicenda – disse qualche anno dopo sempre Merola -. Era una persona molto sensibile e la sua morte è dovuta alla sofferenza per quella ingiustizia che abbiamo subìto. Per me è stato un fratello.

A strapparlo alla vita fu un infarto. Un’ora prima del decesso, quando aveva chiamato il medico accusando un malore, gli era stato diagnosticato uno stato di forte stress. Morì, poco dopo, a casa della sorella Isabella e non potè conoscere neanche il suo secondo figlio.