Gli inquirenti hanno deciso di chiamarlo “Ignoto 1”, l’uomo a cui apparterebbe il Dna rinvenuto su una delle spalline del reggiseno che Alice Neri indossava il giorno del delitto. Per l’omicidio della donna, trovata morta carbonizzata a Fossa di Concordia, nel Modenese, lo scorso novembre, resta indagato come principale sospettato il tunisino Mohamed Gaaloul. Sul suo coinvolgimento gli inquirenti hanno pochi dubbi: nonostante l’uomo si sia dichiarato innocente, a suo carico ci sarebbero, infatti, gravi indizi di colpevolezza. Ma potrebbe non essere stato il solo ad avere contatti con la donna la notte del delitto. Per capirlo, dovranno essere effettuati nuovi accertamenti.
Omicidio Alice Neri, la questione del Dna di Gaaloul rinvenuto su una tanica
Sembrano finalmente avvicinarsi ad una svolta le indagini sull’omicidio di Alice Neri, la giovane mamma trovata morta carbonizzata nel bagagliaio della sua auto lo scorso novembre. Dagli ultimi accertamenti effettuati sugli oggetti rinvenuti nei pressi del luogo del ritrovamento del corpo, a Fossa di Concordia, sarebbero infatti emersi nuovi dettagli. La scientifica avrebbe isolato tre Dna maschili. Quello sulla tanica colma di liquido infiammabile utilizzata per dare fuoco alla macchina e disfarsi del cadavere della 32enne sarebbe compatibile con quello del sospettato principale, il 29enne di origini tunisine Mohamed Gaaloul, l’ultimo, secondo gli inquirenti, ad aver visto la donna viva.
Un elemento rilevante, secondo l’accusa. Anche perché la stessa tanica – usata per contenere olio esausto – sarebbe stata immortalata alcuni giorni precedenti al delitto in un video girato da alcuni amici dell’indagato nel corso di una grigliata a cui lui avrebbe preso parte. A peggiorare la sua posizione, ci sarebbe poi il fatto che il suo Dna sarebbe stato trovato, misto a quello di Alice, su una sigaretta elettronica rinvenuta sempre nel luogo del rogo. E nel suo borsello sarebbero state rinvenute tracce di cocaina, la stessa sostanza trovata nel sangue della vittima nel corso dei primi esami tossicologici effettuati dai medici.
L’uomo si è sempre dichiarato innocente. Il legale che lo sostiene, l’avvocato Roberto Ghini, ha dichiarato nelle scorse:
Ci sono numerosi elementi che sono in corso di valutazione e – prima di tutto – quanto del dna rivenuto sia sovrapponibile con quello del mio assistito: le tracce infatti sono molto degradate. Sono probabilmente miste e dunque riferibili a soggetti diversi e questo cambia radicalmente gli esiti dell’esame.
Insomma, secondo lui dovrebbero essere effettuati ulteriori accertamenti.
Le tracce di “Ignoto 1”
A chiederlo è anche la difesa del marito della vittima, Nicholas Negrini, facendo riferimento al secondo Dna rinvenuto sugli oggetti repertati (il terzo apparterrebbe a un investigatore intervenuto nel corso delle indagini). Sarebbe di “Ignoto 1” e sarebbe stato trovato, in particolare, su una spallina del reggiseno che Alice Neri indossava, trovato a pochi metri di distanza dal suo corpo. Un Dna che non sarebbe compatibile né con quello di Gaaloul, né con quello del marito e del collega con cui la 32enne aveva trascorso la serata prima di morire, Marco Cuccui, entrambi già iscritti nel registro degli indagati.
Secondo il legale di Negrini, l’avvocata Katia Sartori, si tratta di “un reperto molto importante”. Il fatto che sia stato trovato nelle vicinanze del cadavere fa pensare, infatti, che Alice Neri possa essere stata uccisa – forse proprio da Ignoto 1 – e poi, solo in un momento successivo, data alle fiamme. Per capire se questa versione – già ipotizzata in passato – possa essere veritiera è stata disposta sulla salma una nuova autopsia. L’obiettivo è accertare una volta per tutte le cause del decesso e comprendere se sul corpo ci siano ferite compatibili con armi da taglio o di altro tipo.