Palermo, il sequestro dei fondi Amap, mette a rischio gli stipendi, ma anche il rischio di una crisi idrica. La situazione a Palermo ed in altri 46 comuni comincia ad essere davvero preoccupante. La questione dell’Amap e dei fondi bloccati a seguito di un’indagine su presunte, al momento e fino a che non verranno accertate, irregolarità su un prestito ottenuto dalla Bei (Banca Europea degli investimenti), da parte dei vertici della società sta tenendo 47 comuni, compreso quello di Palermo, sulle spine. Perché c’è in ballo il problema degli stipendi di quasi 700 lavoratori, ma anche e altrettanto serio, il rischio di una crisi idrica. L’Amap è la società del servizio idrico dell’intera zona, in sostanza la distributrice dell’acqua oltre a quello della depurazione delle acque reflue. Insomma il blocco dei 20 milioni di euro dei conti della società rischia di mettere in ginocchio migliaia di persone. Così come ci ha spiegato Calogero Guzzetta, della Filctem Cgil Palermo. Lui insieme a i rappresentanti sindacali di altre sigle, sta cercando di avere delle risposte dal Prefetto di Palermo. Ieri c’è stato un sit-in proprio sotto alla prefettura. “E siamo stati tutto il giorno in contatto con loro – ci spiega Guzzetta contattato telefonicamente proprio mentre, anche oggi, è impegnato a cercare delle risposte – e ci hanno detto che ci avrebbero riconvocato se ci fossero state novità, ma per ora non abbiamo sentito nessuno”.
Sequestro fondi Amap, non solo stipendi sospesi: “Qui rischiamo il collasso idrico”
Il rappresentante di una delle sigle sindacali sottolinea la gravità della situazione a cui la città di Palermo, insieme con altri 47 comuni, potrebbero andare incontro. “Il tema è occupazionale, certamente, ma non solo. Qui rischiamo un collasso idrico, se il fornitore ci chiude i rubinetti che facciamo?”. Gli incontri che i sindacati stanno chiedendo e ottenendo, a fatica come le risposte per ora, sono orientati a cercare soluzioni diverse da quelle adottate al momento dai magistrati. Perché in attesa degli accertamenti e di un eventuale processo, al momento il primo provvedimento adottato è stato quello di bloccare i fondi della società. Vuol dire che i conti correnti non sono utilizzabili, per nessuna operazione. Operazioni che vanno dal pagamento degli stipendi fino ad esempio: “All’acquisto dei carburanti per muovere i mezzi dell’azienda. Gli operai che devono muoversi con i mezzi aziendali non hanno neanche la possibilità di fare gasolio. O le faccio un esempio, nel caso in cui ci fosse un guasto sulle condotte idriche in uno dei comuni serviti dall’Amap e venissero chiamati gli operai, nessuno potrebbe intervenire”. Tutto bloccato, quindi non solo gli stipendi dei dipendenti. “Loro hanno già saltato un pagamento – spiega ancora Calogero Guzzetta – il 26 maggio scorso non hanno ricevuto lo stipendio. E naturalmente nessuno sapeva nulla fino a che non è uscito tutto sui giornali, perché quando ci sono indagini come queste nessuno può e deve sapere nulla fino a che non emerge necessariamente tutto”.
Dopo il sit-in sotto la prefettura, i sindacati aspettano di essere ricevuti di nuovo “Possiamo trovare altre soluzioni”
E dopo il sit-in di ieri anche oggi le sigle sindacali che si stanno occupando della vicenda aspettano di essere contattati dal prefetto. “La società ha altre garanzie da poter offrire, immobili e altri beni (come dei crediti che vanta nei confronti di alcune aziende), che possono essere sottoposti a questo sequestro preventivo e noi vogliamo puntare su questo aspetto così da poter far sbloccare i conti. Si immagini se dovessero rimanere bloccati per tutta la durata del processo, e che facciamo?”. I fornitori chiuderebbero i rubinetti, letteralmente, non è un modo di dire. Anche se teoricamente questo non potrebbe avvenire, visto che l’acqua è un bene essenziale e non può per legge essere interrotto totalmente. “Si è vero – conferma Guzzetta – trattandosi di un servizio pubblico essenziale non possono bloccare l‘erogazione dell’acqua e non bloccarlo significherebbe sbloccare automaticamente i conti correnti perché non può essere erogata l’acqua se non ci sono fondi. Noi vogliamo che venga garantito questo, ci sono in ballo 47 comuni compreso quello di Palermo“. Intanto per oggi Cgil Cisl e Uil aspettano una risposta dal prefetto, non c’è tempo da perdere. “Siamo in attesa e nel frattempo stiamo per cominciare una nuova riunione, dobbiamo andare in prefettura oggi stesso”.