Scadenza Tari 2023: la scadenza per il versamento del secondo acconto della Tari si avvicina. Pertanto, è il momento giusto per comprendere meglio chi è tenuto al pagamento e come si calcola l’importo della Tassa da versare sui rifiuti. I termini di pagamento variano in base ai Comuni e, di conseguenza, non si paga ovunque entro la stessa scadenza. In linea di massima, viene suddivisa in tre o in quattro rate.
Andiamo subito a vedere chi deve pagarla, chi è esente e come si effettua il calcolo.
La scadenza della Tari 2023 è prossima: quando si deve pagare?
La Tari 2023 deve essere pagata da tutti coloro che detengono o possiedono, a qualsiasi titolo, locali o aree suscettibili alla produzione di rifiuti. A differenza dell’Imu, la Tari deve essere pagata dall’utilizzatore del bene e non dal suo proprietario.
La tassa sui rifiuti è un tributo gestito dai Comuni e la scadenza non è ovunque sempre la stessa. Generalmente, le rate variano da un minimo di due a, in alcuni casi, un massimo di quattro. Tuttavia, sia il numero delle rate che i termini vengono stabiliti dai Comuni. Però, anche se gli enti locali hanno un ampio margine di decisione, la normativa nazionale prevede che gli appuntamenti devono essere almeno due (acconto e saldo) a scadenza semestrale, di cui una necessariamente fissata dopo il 30 novembre. In linea di massima, l’acconto o, quando le scadenze sono più di due, gli acconti si pagano nel periodo compreso tra aprile e settembre. Il saldo, invece, viene fissato tra novembre e la fine dell’anno.
Possiamo prendere come esempio, uno dei casi più comuni. In genere, vengono fissati tre appuntamenti, così distribuiti:
- Primo acconto, entro la fine di aprile;
- Secondo acconto, entro la fine di luglio;
- Saldo, entro il 31 dicembre.
Pertanto, la prima scadenza si avvicina (sia che si deve pagare il primo acconto che il secondo acconto che, come abbiamo detto, viene fissato dopo la fine di aprile). Per conoscere quali sono le scadenze della Tari 2023, si deve verificare quanto stabilito dal proprio Comune di residenza.
Come si effettua il calcolo
Il calcolo della Tari viene effettuato in base al tariffario previsto dal proprio Comune di residenza, considerando due parametri: la quota fissa e la quota variabile.
La quota fissa viene determinata sulla base della grandezza dell’immobile, espressa in metri quadrati e dalle relative pertinenze moltiplicati per il numero degli occupanti. La quota variabile, invece, si riferisce alle quantità di rifiuti residui conferiti e dal quantitativo minimo obbligatorio ed è costituta dal valore assoluto rapportato al numero degli occupanti dell’immobile.
Alcuni cittadini possono anche beneficiare di uno sconto sulla Tassa sui rifiuti. Lo sconto è rivolto alle famiglie disagiate.
Casi di esenzione
Non tutti sono soggetti al pagamento della Tassa sui rifiuti. Anche per il 2023, sono presenti sconti ed esenzioni. Quali categorie rientrano nell’esonero?
- Le aree condominiali comuni e non utilizzate in via esclusiva;
- Le aree in cui non si producono rifiuti in modo autonomo;
- Le aree pertinenziali scoperte oppure accessorie di locali già soggetti a tassazione;
- I locali che non sono suscettibili alla produzione di rifiuti.
Oltre alle esenzioni, ci sono anche sconti e riduzioni, suddivise in obbligatorie e facoltative. Le prime si applicano per i seguenti motivi:
- Mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti;
- Zone in cui non viene effettuata la raccolta.
Ci sono anche le riduzioni facoltative, che si applicano a discrezione dei singoli Comuni. Per esempio, vi rientrano le abitazioni e i locali per uso stagionale, le abitazioni occupate da una sola persona, i fabbricati rurali e così via.
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