I selfie condizionano la fotografia e la percezione del paesaggio che porta al centro non tanto l’attrazione quanto la persona che diventa totale protagonista. Un concetto di cui il fotografo triestino Riccardo Frezza, che in questo momento sta curando un progetto incentrato sulle persone che fanno autoscatti nelle città italiane, ha parlato a Tag24.
Selfie e fotografia, l’intervista a Riccardo Frezza
Il selfie negli ultimi dieci anni è diventata prima una tendenza giovanile per passare poi a prassi consolidata. L’autoscatto però porta al centro la persona e non più il paesaggio. Quali potrebbero essere le evoluzioni della fotografia comune e quali sono i rischi del digitale? Il fotografo Riccardo Frezza ci racconta del suo lavoro sulle persone che scattano selfie.
Di cosa tratterà il servizio fotografico?
Questo progetto, foto e arte messa insieme, si chiamerà Urban Selfie. Sono in giro per tutta Italia e fotografo persone che si scattano selfie e i protagonisti sono proprio le persone. Sono stato a Firenze, sia a Piazza della Signoria che a Ponte Vecchio, poi sono stato a Roma e Venezia, dopo Cortina e Napoli ma sono stato anche a Trieste e Porto Cervo. Quello che ho notato è che le persone fotografano tutto diventando protagonisti di quello che hanno intorno, dietro possono avere qualunque opera d’arte ma si sentono loro i protagonisti. C’è una tendenza al protagonismo e la fotografia è quasi interamente in digitale. Purtroppo nessuno stampa più foto e se succedesse qualcosa al cellulare? Resterebbero solo ricordi.
Quali altre città saranno coinvolte?
Dipende. Passerò a Bologna, forse Palermo ma in realtà è molto semplice: quando sono in giro per l’Italia e trovo persone che fanno selfie davanti a un monumento faccio la foto. Ho visto anche scene dove persone litigano per un selfie o fanno a gara a chi lo fa più bello. Tutti diventano fotografi, modelli e influencer però così è sbagliato. Oggi esistono molte persone che vivono di selfie e con il desiderio di diventare influencer.
Da cosa è partito il progetto?
Guardando il cellulare e riflettendo sul fatto che le persone ormai fotografo di tutto. Mi sono chiesto perché una persona fa i selfie e perché deve autodocumentarsi, non tanto per se stessi ma per gli altri e per far notare di essere attori in una scena. Che ricordi resterà di queste foto che poi non saranno mai stampate? Che ricordi rimarranno ai nipoti quando le foto resteranno sul cellulare o Instagram? E se banalmente al cellulare accadesse qualcosa? I ricordi andrebbero persi.
Uscirà un libro?
Sì, sarà un catalogo d’arte ed uscirà alla prima esposizione che faremo a Venezia. Le foto esposte di persone che scattano selfie saranno grandi e poi faremo un giro in tutte le città fotografate. Sarebbe bello fare un format dove si scattano foto a persone che si scattano i selfie nelle città d’accordo con i Comuni. Sarebbe bello poi organizzare un dibattito sulla moda di farsi selfie con uno psicologo, un filosofo, un influencer cercando motivi per essere pro o contro.