Pensioni, non sempre il riscatto della laurea comporta vantaggi consistenti per uscire prima dal lavoro e, in determinati casi, addirittura si esce prima con la pensione di vecchiaia che con quella anticipata. Sia per la convenienza alla pensione anticipata dei soli contributi, attualmente fissata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e dieci mesi per le donne, che per il riscatto della laurea, diventa fondamentale verificare quale sia stato l’anno di inizio del primo lavoro e di prima contribuzione. La casistica riguarda soprattutto i contribuenti che hanno intorno ai 58-60 anni, per i quali anche riscattare gli anni di studio può avere degli effetti neutri ai fini dell’anticipo dell’uscita dal lavoro, ma solo benefici in termini di futuro assegno di pensione.
Ad esempio, una contribuente nata nel 1965 che ha iniziato a lavorare a 30 anni di età, nel 1995, rientrando – seppur di pochi mesi – nel metodo contributivo misto, anziché nel meccanismo contributivo puro in vigore per i lavoratori post 31 dicembre 1995, potrebbe essere chiamata a fare delle scelte di canale di uscita e di riscatto della laurea. Chi si trovi in questa situazione, può valutare anche il cambio del regime di versamenti Inps, aderendo al sistema contributivo che comporta, in ogni modo, il ricalcolo dell’importo di pensione.
Pensioni anticipata dopo vecchiaia, ecco quando non conviene il riscatto laurea per uscire dal lavoro prima: la simulazione
Non sempre con il riscatto della laurea si riesce ad anticipare l’andata in pensione, soprattutto se non si valuta attentamente la scelta. Nella valutazione rientra anche l’anno in cui un contribuente abbia iniziato il suo primo lavoro: più l’età è bassa e maggiormente si possono riscontrare vantaggi dal riscatto della laurea e dalle varie opzioni di anticipo. Soprattutto per i lavoratori che provengono dai sistemi previdenziali precedenti al contributivo, come il misto, la pensione anticipata potrebbe arrivare più in ritardo di quella di vecchiaia.
Ad esempio, la lavoratrice nata nel 1965 che abbia iniziato a lavorare a 30 anni di età, nel 1995, potrà accedere alle pensione anticipata con oltre 42 anni di contributi – considerando l’aumento dei requisiti della speranza di vita che si verificheranno nel frattempo – uscendo dal lavoro ben oltre i 70 anni di età. Nel caso della contribuente, la pensione anticipata è stimata nel 2039, mentre quella di vecchiaia verrebbe raggiunta nel 2033, a oltre 67 anni di età.
A chi conviene il riscatto della laurea?
Quali sono i vantaggi e quanto converrebbe alla lavoratrice riscattare il periodo di studi universitari considerando che abbia frequentato un corso di laurea magistrale di cinque anni? Ai fini della pensione di vecchiaia, cambierebbe ben poco e la prima data utile per l’uscita con questo canale di pensionamento rimarrebbe fissato al 2033. Puntare a ridurre, invece, gli anni di contributi richiesti per la pensione anticipata avrebbe l’effetto di ridurre l’uscita al 2034, anziché al 2039.
Un risultato che non sarebbe soddisfacente se la contribuente dovesse puntare a ridurre la permanenza a lavoro con il riscatto della laurea. Benefici possono aversi solo per il futuro importo della pensione (di vecchiaia), avendo un numero maggiore di anni di contributi. È importante rilevare, inoltre, che il metodo di riscatto della laurea avrebbe pochi effetti a tal proposito: riscattare gli anni universitari con il costo agevolato, con quello ordinario o con la riserva matematica avrebbe valenza solo sul prezzo da sostenere e poche differenze in merito ai vantaggi del pensionamento.
Nel caso in cui la contribuente dovesse decidere di riscattare la laurea con il calcolo agevolato del decreto legge 4 del 2019 – che prevede una quota fissa di oltre 5.700 euro per ogni anno universitario da riscattare – dovrebbe accettare anche il ricalcolo della pensione con il metodo contributivo (come accade per le lavoratrici che scelgono l’opzione donna) rispetto al più vantaggioso metodo misto al quale attualmente appartiene.