Francesco Totti parla della finale di Europa League fra emozione e malinconia per una partita che non è mai riuscito a giocare nella sua straordinaria carriera. Da un lato i giallorossi di Josè Mourinho alla seconda finale continentale consecutiva con lo Special One che non ha mai perso una gara del genere in carriera e di fronte il Siviglia che ne ha vinte sei su sei. Chi perderà mercoledì sera a Budapest interrompe una striscia consecutiva e sorprendente. Il portoghese intanto ha blindato Trigoria per non dare vantaggi agli andalusi, la certezza è il recupero di Paulo Dybala che potrà scendere in campo dal primo minuto dopo aver lavorato regolarmente con i compagni questa mattina.
Francesco Totti e la finale di Europa League
Con la maglia numero dieci sulle spalle e la fascia da capitano al braccio, Francesco Totti ha scritto pagine importanti della storia della Roma. Ora si gode da spettatore interessato il cammino dei giallorossi che, dopo il trionfo di Tirana in Conference League, hanno la possibilità di bissare in Europa League. L’ex giocatore dei capitolini ha raccontato ai microfoni della Uefa le emozioni che sta vivendo a quarantotto ore dal fischio di inizio.
È stata una sensazione meravigliosa vedere la Roma in finale. Da tifoso della Roma, è una delle cose più belle in assoluto. È una sensazione incredibile raggiungere due finali consecutive per la prima volta dopo tanti anni. Speriamo che le cose vadano per il verso giusto. Sarà una partita dura e combattuta, e tutto può succedere.
Credo che il Siviglia abbia più esperienza in queste finali. Se non sbaglio hanno giocato sei finali e le hanno vinte tutte e sei. Quindi, prima o poi, con un po’ di fortuna, ne perderanno una. E con Mourinho in panchina abbiamo questa fantastica opportunità. È un allenatore che ha tantissima esperienza in questo tipo di partite; quindi, affronterà la sfida nel miglior modo possibile per vincere.
Con un allenatore così, che ha una forte personalità come lui, tutto è più facile. Questi tipi di allenatori sono abituati a vincere, quindi possono trasmettere questa mentalità vincente alla squadra e penso che sia quello che sta facendo. Ci parlo abbastanza spesso. Ho giocato contro squadre allenate da lui, ma mi sarebbe piaciuto averlo come allenatore. Purtroppo, ha avuto altre opportunità e ha scelto altri club.
In campo ci sarà Lorenzo Pellegrini che ha raccolto la pesante eredità della fascia da capitano da Totti e De Rossi ma anche il giovane centrocampista Edoardo Bove. Cresciuto nel vivaio della Roma, Mourinho lo ha fatto esordire lo scorso anno per poi integrarlo nelle rotazioni in questa stagione fino a diventare un titolare attualmente. Proprio Bove ha trovato la rete che ha deciso la doppia sfida in semifinale contro il Bayer Leverkusen, se sarà in campo alla finale è ancora in dubbio visto che il tecnico portoghese è riuscito a recuperare l’intera rosa per il Siviglia.
È un ragazzo fantastico con una famiglia che lo supporta molto. È duttile e sa adattarsi in campo. Cerca di fare il meglio per la squadra e sa come comportarsi correttamente. Sta dimostrando le sue capacità e la squadra ha bisogno di lui. L’allenatore l’ha capito e lo ha scelto per giocare nelle partite più difficili. Ha segnato contro il Leverkusen in semifinale, regalando la qualificazione in finale alla Roma.
Se è un caso che io, Daniele De Rossi e ora Lorenzo Pellegrini siamo passati dalle giovanili della Roma sino a diventarne capitani? È ciò che ci differenzia dalle altre squadre. Ogni dieci o vent’anni un giocatore nato a Roma diventa capitano del club. Questo è un fatto importante, anche per i tifosi. Loro danno molta importanza al fatto che qualcuno di Roma guidi la squadra anche in Europa.
Il rammarico di non aver mai vinto in Europa
Se l’Europa League è stata avara di soddisfazioni, in Champions League tante apparizioni con dei percorsi positivi senza mai superare i quarti di finale. Il grande cruccio della sua carriera è non aver mai disputato una finale di una competizione europea nonostante le tante partecipazioni.
Giocare per un solo club per tutta la carriera può essere difficile oggi. Tuttavia, ognuno può fare ciò che vuole e ciò che ritiene più conveniente per sé. Per i tifosi, la Roma è tutto. Ti danno tanto amore e ti spingono tanto. C’è un rapporto stretto tra i tifosi e la squadra. È una cosa che si impara e si porta con sé quando si entra a far parte di questo club.
L’unica cosa che non sono mai riuscito a vincere con la Roma è stato un trofeo europeo. All’epoca c’erano squadre più forti e più attrezzate, e per noi era difficile restare al loro livello. Detto questo, sono comunque felice della mia carriera e di quello che ho fatto. Ma soprattutto tutto quello che ho fatto, l’ho fatto con la squadra di cui sono sempre stato innamorato e che amo ancora oggi. Questa è la mia vittoria più grande.