Quando si parla di novità e innovazione, l’Italia è geneticamente restia a primeggiare in Europa e attualmente sta affrontando momenti significativi anche nel settore Insurtech, come evidenziato dal recente studio condotto da Italian Insurtech Association (IIA) e Astorya.vc. Questo studio, che è stato presentato lo scorso 18 maggio durante l’evento “Insurtech Startup Scene: Investing in Insurtech”, ha evidenziato come l’Italia, nonostante il suo potenziale economico, stia perdendo terreno rispetto ai suoi omologhi europei nel campo delle startup Insurtech. Tra il 2020 e il 2023, solo il 5% dei 300 cicli di investimenti ha coinvolto l’Italia, il che rappresenta un deciso svantaggio rispetto ad altre nazioni europee. Inoltre, l’Italia ha raccolto meno dell’1% del capitale totale investito in questo periodo. Un quadro piuttosto desolante, ma che è in linea con la storica fatica del nostro Paese ad affrontare nuove sfide e soprattutto nuovi territori di competitività.

Investimenti startup insurtech: il confronto tra Italia ed Europa

Astorya.vc, uno dei principali investitori Insurtech europei, ha rilevato che l’Italia ha effettuato solo 13 operazioni di investimento con un totale di 38 milioni di euro tra il 2020 e il 2023. Questo dato è in netto contrasto con il trend generale europeo, dove l’investimento in startup Insurtech è cresciuto dal 22% nel 2019 al 32% nel 2023. Francia, Germania e Regno Unito guidano la crescita in Europa, mentre l’Italia fatica a tenere il passo e resta indietro, riportando numeri impietosi sul fronte degli investimenti.

L’incertezza del quadro macroeconomico italiano e l’aumento degli investimenti nelle iniziative Insurtech interne da parte delle grandi compagnie (+112% rispetto al 2021) stanno influenzando negativamente lo scenario Insurtech del Paese. Inoltre, i dati dell’IIA e dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano evidenziano una tendenza alla diminuzione degli investimenti nelle startup insurtech italiane, con solo 10,1 milioni di euro investiti nel 2023, in netto contrasto con la Francia, che ha visto investimenti per 420 milioni di euro nello stesso periodo.

Il Founding Partner di Astorya.vc, Florian Graillot, ha evidenziato questo ampio gap:

Il mercato Insurtech sta crescendo in tutta Europa e circa un terzo degli investimenti in startup innovative avviene al di fuori dei tre maggiori ecosistemi (Francia, Germania e Regno Unito), segnando la crescita delle altre economie continentali. L’ecosistema italiano (oggi rappresentante solo meno del 5% della scena europea) risulta arretrato e ha bisogno di rafforzarsi con maggiori investimenti per diventare competitivo.

Il problema della digitalizzazione nell’industria delle assicurazioni italiane

Nonostante l’87% dei consumatori italiani preferisca acquistare o rinnovare polizze di viaggio online, il settore assicurativo italiano non riesce a rispondere in modo efficace a questa crescente domanda di digitalizzazione. Questo divario evidenzia una mancanza di comprensione da parte dei Venture Capital e delle compagnie delle potenzialità offerte dai nuovi strumenti tecnologici. Da qui diventa sempre più fondamentale la necessità di investire in startup innovative per rimanere competitivi nel mercato digitale in continua evoluzione, soprattutto guardando al trend europeo.

Startup insurtech: il bisogno di maggiore coesione nel mercato italiano

L’attuale mercato Insurtech italiano appare frammentato e manca di una struttura solida. Simone Ranucci Brandimarte, Presidente dell’IIA, ha sottolineato l’importanza di aumentare la raccolta di capitali, aspetto che il 75% delle startup considera una priorità.

D’altra parte i consumatori dimostrano di apprezzare sempre più i servizi digitali legati al mondo assicurativo, ma la mancanza di competenze e strumenti adeguati rischia di estendere ulteriormente il gap tra domanda e offerta. Investire in startup innovative diventa fondamentale per rispondere alle esigenze del mercato che diventa sempre più digitale e uscire dal nanismo che contraddistingue il mercato italiano.

Brandimarte ha poi concluso volendo sottolineare la necessità di un supporto alle startup di tipo olistico e l’importanza di un coinvolgimento più significativo delle grandi compagnie, che dovrebbero guidare l’innovazione nel settore.