Natasha Stefanenko ex marito. La showgirl è sposata da quasi trent’anni con Luca Sabbioni, imprenditore oggi nel settore della calzature. I due formano una delle coppie più solide e affiatate del mondo dello spettacolo. In numerose interviste, Luca Sabbioni ha sempre espresso profonda e sincera ammirazione nei confronti della moglie parlando di un rapporto fondato sulla comprensione reciproca e sul rispetto delle differenze. Per tutelare il loro rapporto, hanno centellinato in questi anni le apparizioni televisive. Solo di recente, Natasha ha partecipato con la figlia Sasha a Pechino Express dimostrando di essere una madre incredibile. La showgirl ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha parlato del marito rivelando un retroscena hot sul loro primo incontro.
Natasha Stefanenko ex marito, la scommessa hot
Natasha Stefanenko ha ricordato nell’intervista al Corriere della Sera il primo incontro con Luca Sabbioni. La donna ha rivelato di essersi avvicinata a lui dopo una scommessa: “Fece una scommessa. Mi avrebbe portato a letto nel giro di 48 ore. Anche lui aveva il pregiudizio: russa ma seria non era possibile. Perse la scommessa ma fu bravo a confessarmelo prima che poi tra noi succedesse davvero qualcosa. Mi rivelò che aveva scommesso una pizza, ma poi quando mi aveva visto in costume aveva aggiunto lo spumante. Orgogliosa come sono, se avesse vinto la scommessa e l’avessi scoperto, l’avrei salutato”. Dopo un lungo corteggiamento però le cose tra loro si fecero serie e nell’estate del 2012 convolarono a nozze. Di recente, Luca ha ammesso di essere stato fortunato ad incontrare nella sua vita Natasha con cui continua a condividere momenti bellissimi: “Sono stato fortunato. La vita con lei è una continua scoperta. Non siamo proprio uguali come sembrerebbe e non amiamo fare esattamente le stesse cose, ma abbiamo gli stessi ideali, cerchiamo le stesse risposte e ci rispettiamo allo stesso modo. Lei mi ha sempre appoggiato, spesso contro tutti e io ho appoggiato e appoggerò sempre lei”.
La carriera
Dopo una laurea in ingegneria metallurgica, Natasha Stefanenko intraprese la carriera come modella. All’inizio però la showgirl non si sentiva bella per il complesso dell’altezza: “Mi chiamavano antennona, prolunga, giraffona, mi facevano sentire brutta e in effetti fino ai 17 anni sono stata proprio bruttarella, non solo per l’altezza. Ero praticamente albina, secca secca, la gambe due stecchini, molto complessata, non sopportavo lo specchio”. Poi la svolta grazie alla vittoria nel concorso “The Look of the Year”: “Se mi dicevano che potevo fare la modella era come se mi avessero detto che potevo fare la prostituta, pensavamo che le ragazze che vendevano il corpo anche solo per una pubblicità erano sceme”. Arrivata in Italia, Natasha divenne popolare grazie ad alcuni spot pubblicitari come quello delle Caldaie Riello: “Uno scaldabagno. Il claim delle caldaie Riello era: non geli, non scotti più la mano. Lì hanno iniziato a riconoscermi per strada”. Tra i compagni di avventura che Natasha ha ricordato con affetto, ha citato Fabrizio Frizzi: “È stata una persona molto importante per me, una persona meravigliosa, perbene”.
L’infanzia
Natasha Stefanenko è nata a Sverdlovsk-45, una città che era sconosciuta tanto da non esistere neppure sulle mappe geografiche. Una città che come ricorda Natasha era circondata dal filo spinato e in cui veniva prodotto l’uranio arricchito per le testate nucleari: “Si produceva uranio arricchito per le testate nucleari e mio padre lavorava lì. Città così ce n’erano una quarantina in tutta l’Urss, erano state volute da Stalin dopo la Seconda guerra mondiale. Città fantasma e segrete. S-45 fu costruita nel 1947, grazie ai detenuti dei gulag, che poi non potevano certo tornare a raccontarlo…”. L’esposizione all’uranio ha provocato conseguenze terribili. Il padre di Natasha si è infatti ammalato e soffre da alcuni anni di una malattia neurologica: “Si produceva uranio arricchito per le testate nucleari e mio padre lavorava lì. Città così ce n’erano una quarantina in tutta l’Urss, erano state volute da Stalin dopo la Seconda guerra mondiale. Città fantasma e segrete. S-45 fu costruita nel 1947, grazie ai detenuti dei gulag, che poi non potevano certo tornare a raccontarlo…”.