Vale il congedo parentale dell’80 per cento per i dipendenti del pubblico impiego? I chiarimenti arrivano dal ministero per la Funzione pubblica che ha risposto al quesito posto da una Azienda sanitaria locale richiedente informazioni circa l’attuazione della disciplina prevista dalla legge di Bilancio 2023 in materia di maternità e paternità. C’è da considerare, nella risposta fornita dal ministero, che i dipendenti del pubblico impiego beneficiano di una misura simile, ma migliorativa, in quanto al papà o alla mamma spetta il 100 per cento della retribuzione nel primo mese di fruizione del congedo.

Le novità dettate dalla Manovra 2023 e i chiarimenti del ministero riguardano l’ex astensione facoltativa dei dipendenti della Pubblica amministrazione, per i quali il congedo si applica in maniera differente rispetto ai lavoratori dei settori privati.

Congedo parentale 80% vale per i dipendenti pubblici?

Il ministero per la Funzione Pubblica ha stabilito che il super congedo parentale non si applica ai dipendenti della Pubblica amministrazione. Nel dettaglio, a favore di questi ultimi, già opera una deroga al contratto collettivo nazionale che migliora la fruizione del congedo stesso. Nei primi 30 giorni di congedo parentale, i dipendenti pubblici beneficiano dell’indennità pari al 100% della retribuzione, ben più vantaggiosa rispetto al congedo per la stessa durata dell’80 per cento previsto dalla legge di Bilancio 2023. Sull’argomento il ministero per la Funzione Pubblica ha emanato una circolare (la numero 20810 del 2023) con la quale ha fornito una risposta all’Azienda sanitaria locale che aveva richiesto informazioni sulle modalità di applicazione di quanto previsto dalla legge 197 del 2022 (legge di Bilancio 2023), al comma 359 dell’articolo 1.

La norma di fine anno scorso ha modificato la disciplina inerente la fruizione del congedo, che prevedeva l’astensione facoltativa dal lavoro, utilizzabile dal padre o dal madre in via del tutto facoltativa, ma con indennità pari al 30 per cento della retribuzione. Il periodo di fruizione del congedo era fissato in 30 giorni da esercitarsi entro i 12 anni del bambino. Pertanto, dopo la nascita del figlio, il congedo poteva essere riconosciuto alla madre, dopo aver già fruito del congedo di maternità, o al padre dopo il congedo di paternità.

Ecco i chiarimenti del ministero della Funzione pubblica

La legge di Bilancio di quest’anno ha previsto che papà o mamma possano fruire del super congedo, ovvero di un’indennità pari all’80 per cento (rispetto al 30%) della retribuzione, entro i sei anni del bambino. Tuttavia, il congedo spetta a uno solo dei due genitori, ovvero al lavoratore dipendente, purché sia terminato il periodo di congedo di paternità o di maternità alla data del 31 dicembre 2022.

Il parere richiesto dall’Azienda sanitaria locale su come interpretare il nuovo super congedo riguarda il dubbio se i lavoratori pubblici, che già beneficiano del congedo spettante per la Pubblica amministrazione del 100% della retribuzione per un periodo di 30 giorni, possano ottenere anche il super congedo dell’80%. La risposta del ministero della Funzione pubblica è stata negativa, in quanto – proprio per la fruizione di un congedo migliorativo che la contrattazione sindacale ha ampliato al 100% della retribuzione – è da escludersi una deroga a quanto prevede il contratto collettivo nazionale. Pertanto, le due misure non possono ritenersi alternative una all’altra (un dipendente pubblico può fruire solo dei trattamenti economici scaturiti dalla sola contrattazione collettiva), e non possono sommarsi con due periodi di congedo.

Quanto deciso dal ministero della Funzione pubblica, valido per il solo settore sanitario, può essere considerato applicabile anche agli altri comparti della Pubblica amministrazione per analogia. Anche nelle Funzioni centrali, nell’Istruzione o negli enti locali vigono deroghe migliorative rispetto al super congedo del settore privato. Le novità del 2024 sono contenute nella nuova comunicazione dell’Inps.