Superbonus e bonus facciate, torna la classificazione ‘non pagabile’ sulla cessione dei crediti d’imposta? È questa l’ipotesi clamorosa che si sta facendo strada con un ritorno alla classificazione contabile di bilancio, cambiata a inizio del 2023, dopo l’ultima audizione dell’Istat davanti alla Commissione Bilancio della Camera. Il dietrofront potrebbe riportare i crediti d’imposta legati alle agevolazioni fiscali per gli interventi edilizi da “pagabili” a “non pagabili”, con conseguenze sui conti pubblici.

Peraltro, il 30 giugno 2023 ci sarà un nuovo verdetto dell’Eurostat sulla questione che riveste i bonus edilizi e il superbonus. Sulla decisione pesa l’entrata in vigore della legge di conversione del decreto 11 del 2023, che ha di fatto segnato lo stop a cessione dei crediti d’imposta e sconto in fattura, decretando – ai fini dei conti pubblici – l’abbandono al principio per cassa dei relativi investimenti.

Superbonus bonus, cosa significherebbe tornare a non pagabile?

Potrebbe tornare la classificazione contabile come “non pagabili” per le operazioni di cessione del credito sul bonus facciate e sul superbonus, dopo l’ultima audizione alla Camera dell’Istat. Si tratterebbe di un clamoroso ritorno alla vecchia classificazione, abbandonata a febbraio scorso dopo la pubblicazione del nuovo Manuale sulla classificazione delle voci di debito pubblico a livello europeo. Con il ritorno ai crediti come “non pagabili”, si ritornerebbe alla situazione per la quale il credito stesso avrebbe un’alta percentuale di non essere incassato. Pertanto, ai fini dei conti pubblici, non andrebbe conteggiato come deficit nell’anno in cui dovesse sorgere, come avviene nel caso di classificazione di credito d’imposta “pagabile”.

Non avendo alte probabilità di essere incassato, il credito “non pagabile” viene conteggiato nel Bilancio dello Stato solo per la sua rata annuale. Ad esempio, il superbonus – il cui credito fiscale è spalmato per quattro anni – rientrerebbe nel bilancio come deficit per la sola rata annuale.

Cessione crediti e sconto in fattura, novità in arrivo il 30 giugno 2023 sulla classificazione

Quali prospettive potrebbero verificarsi se si tornasse a classificare i crediti d’imposta del superbonus e del bonus facciate come “non pagabile”? Il cambio della classificazione, avvenuta a inizio di febbraio scorso, ha procurato la necessità di rivedere la disciplina della cessione dei crediti d’imposta. E, quasi dall’oggi al domani, il governo guidato da Giorgia Meloni, ha emanato il decreto 11 del 2023 che ha bloccato la circolazione dei crediti sui bonus edilizi e sul superbonus, trascinando nello stop anche lo sconto in fattura. Da quanto emerso nell’audizione di questa settimana dell’Istat alla Camera, c’è qualche spiraglio di un cambio di direzione rispetto ai blocchi sui crediti fiscali, con una nuova modalità di fruizione del superbonus rispetto alla sola detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi.

Superbonus bonus, cosa significherebbe tornare a non pagabile: ultime novità classificazione Istat e possibilità circolazione moneta fiscale

Qualche indicazione in più si potrà avere il 30 giugno prossimo, quando l’Eurostat valuterà se il decreto legge 11 del 2023 potrà consentire il dietrofront di classificazione dei crediti d’imposta da “pagabile” a “non pagabile”. A tal proposito, il cambio di febbraio nella classificazione contabile ha prodotto una revisione sia della spesa pubblica che delle entrate tributarie, con un anticipo temporale dell’indebitamento netto rispetto alla contabilizzazione per cassa.

Ulteriori indicazioni potranno arrivare nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef) del prossimo autunno, nel momento in cui potranno farsi le opportune valutazioni sull’andamento concreto della cessione dei crediti d’imposta durante quasi tutto l’anno in corso. Se l’effetto del decreto di blocco dei crediti fiscali avrà sortito gli effetti di tagliare le possibilità di liquidare il superbonus e i bonus edilizi, i tempi potrebbero ritenersi maturi per un ritorno a considerare i crediti come “non pagabili” con i vantaggi che scaturirebbero dalla possibilità di far circolare di nuovo la “moneta fiscale”.