Anthony Hopkins alcolismo e malattia del divo del cinema, 85enne, noto per i suoi grandi ruoli e memorabili premiazione come interprete in film come Il silenzio degli innocenti, o Quel che resta del giorno, nel quale ha recitato accanto ad Emma Thompson. Non esiste però, nella storia di Hollywood, soltanto la figura professionale dell’attore.

E’ noto che Anthony Hopkins abbia avuto nel corso della sua vita diversi problemi di dipendenza da alcol. Scopriamo insieme di più anche sulle sue condizioni di salute e le informazioni riguardo la sua diagnosi di sindrome di Asperger.

Anthony Hopkins alcolismo e malattia

Il leggendario attore Anthony Hopkins ha lasciato il segno nel mondo del cinema per la qualità delle sue interpretazioni e per i ruoli che lo hanno reso iconico e riconosciuto in tutta Hollywood.

Nel corso della lunga carriera non sono tuttavia mancati i momenti difficili, i vizi, gli squilibri nelle abitudini di vita quotidiana e privata, ormai diventati a tutti noti nel corso degli anni. Anthony Hopkins ha avuto seri problemi di alcolismo e a più riprese si è sentito di esporsi verso il pubblico, sensibilizzando sul tema, dopo essere uscito da un brutto tunnel di dipendenza.

Anthony Hopkins alcolismo, la dipendenza

Sembra che negli anni dell’ascesa, Anthony Hopkins abbia sviluppato la sindrome dell’impostore, a causa della quale non si sentiva degno dei successi ottenuti nel mondo dello spettacolo. Questo è stato uno dei motivi per i quali ha sfogato la sua frustrazione e senso di colpa nell’alcol.

Nel 2018 è stato lo stesso attore a parlare pubblicamente di alcolismo, sensibilizzando e confidando quali sono state le sue difficoltà. Lo ha fatto durante la conferenza annuale della LEAP Foundation e davanti a circa 500 studenti.

Ecco che cosa ha detto in questa occasione, all’Università della California:

Mi era davvero difficile lavorare, dato che ero sempre sbronzo. Non solo, ero disgustato da me stesso e privo di qualsiasi fiducia verso la realtà che mi circondava”

Più diventavano feroci gli effetti della dipendenza, più Hopkins comprendeva quanto fosse pericolosa la situazione. L’attore era diventato un problema per se stesso e per chi gli stava intorno. Ha dichiarato di aver trovato salvezza nel suggerimento di una donna nel 1975:

“Perché non ti affidi a Dio?”

Questo è stato un momento tanto decisivo per l’attore, che ha preso la decisione di non bere più.

“Sono convinto che in noi ci sia una forza nascosta che ci spinge ad andare avanti e a trovare la nostra strada”,

ha spiegato,

“Non riesco ancora a credere alla mia carriera. Sarei dovuto morire in Galles, in preda all’ubriachezza o a qualche problema simile. E invece il mio destino era un altro. Se insegui solo soldi e successo, non andrai da nessuna parte. Il segreto sta nell’inseguire i propri desideri. Inseguili e tutto andrà bene.”

Anthony Hopkins malattia, sindrome di Asperger

Nel 2008 ad Anthony Hopkins è stata diagnosticata la sindrome di Asperger. L’attore, tuttavia, ha dichiarato pubblicamente di non credere a questa diagnosi.

Molti soggetti con Asperger spesso hanno spiccate capacità a memorizzare meccanicamente testi e concetti, e sviluppano una tendenza a focalizzarsi su uno spettro ristretto di interessi.

Questi tratti distintivi sono stati determinanti per la carriera di attore di Hopkins. Un caso eclatante è stato quello del 1997 per il film Amistad diretto da Steven Spielberg. L’attore ha memorizzato in un solo colpo un discorso di sette pagine in tribunale, recitandolo senza errori e alla prima ripresa. Di qui, nasce l’appellativo di” “Sir” Anthony Hopkins, assegnato direttamente dal regista Spielberg in questa occasione sbalorditiva.

Hopkins ha detto di aver saputo della sua diagnosi di sindrome di Asperger in tarda età. Ha detto di non sentirsi per niente diverso da quando l’ha scoperto, tanto da non crederci.

In un’intervista al GQ magazine, l’attore gallese ha infatti rivelato:

“Penso che qualche dottore mi abbia contattato… non lo so. Io, in realtà, non ci credo. Non mi sento diverso. Penso che siano solo etichette. Forse mi sbaglio. Forse sono ignorante. La chiamano neurodiversità. È un’etichetta elegante.”