Emergono nuovi dettagli sull’omicidio di Anica Panfile, la donna trovata morta sotto a un viadotto di Spresiano, in provincia di Treviso, la scorsa domenica pomeriggio. Secondo i primi rilievi effettuati sulla salma, la 31enne, che risultava scomparsa dal 19 maggio scorso, sarebbe stata uccisa a mani nude, attraverso una raffica di pugni e calci. Solo in un secondo momento il suo assassino – forse aiutato da uno o più complici – avrebbe gettato il suo corpo nel fiume. Mentre gli inquirenti cercano di ricostruire le dinamiche del delitto, spunta il nome di colui che l’avrebbe vista per l’ultima volta, un uomo legato alla Mala del Brenta.

Omicidio Anica Panfile a Treviso: i dettagli emersi dai primi accertamenti sul corpo

Era stato l’esito dell’autopsia, qualche giorno fa, a spingere la Procura di Treviso a modificare il fascicolo d’inchiesta “senza reato e senza ignoti” aperto per fare luce sulla morte di Anica Panfile, ipotizzando il reato di omicidio volontario. Il medico-legale incaricato aveva infatti escluso la possibilità che la 31enne potesse essersi tolta volontariamente la vita: nei suoi polmoni non era stata riscontrata la quantità di acqua sufficiente a far pensare che fosse morta per annegamento. Sarebbe stata uccisa, quindi, e poi trasportata nel luogo del ritrovamento, un’ansa del fiume Piave nei pressi di Spresiano, in un momento successivo.

Stando agli ultimi aggiornamenti, la donna sarebbe stata uccisa a mani nude con pugni e calci. Sul suo corpo non sarebbero state trovate, infatti, ferite compatibili ad armi. Resta un giallo il movente. Così come il nome del suo assassino e quello dei suoi potenziali complici, coloro che lo avrebbero aiutato a disfarsi del cadavere dopo il delitto. A dare l’allarme era stato un pescatore, la scorsa domenica pomeriggio. Una volta arrivati, gli inquirenti avevano subito accertato l’identità della vittima. I genitori ne avevano denunciato la scomparsa qualche giorno prima, facendo sapere che non era rincasata dal lavoro, abbandonando i suoi quattro figli. Un comportamento strano, che li aveva subito insospettiti. Non avrebbe mai agito in questo modo, dicono.

L’ultima persona ad averla avvistata

Dopo aver sentito amici, conoscenti e familiari della vittima, gli inquirenti sarebbero riusciti a ricostruire gli spostamenti di Anica nel giorno del delitto. La 31enne sarebbe stata avvistata per l’ultima volta ad Arcade, a pochi metri di distanza dalla casa del suo ex datore di lavoro. Proprio a casa sua avrebbe dovuto recarsi per fare le pulizie. Si tratta di Franco Battaggia, noto per la presunta vicinanza a Felice Maniero e alla Mala del Brenta, finito in carcere per l’omicidio di un rivale, un certo Vincenzo Ciarelli, nel 1988. Nel 2011 ha finito di scontare una condanna a 21 anni. In provincia di Treviso gestisce la pescheria “El Tiburon”, dove la vittima avrebbe lavorato per 4 anni, prima di trovare un impiego come aiuto cuoca in una mensa.

Con lui avrebbe mantenuto però dei rapporti. Gli inquirenti non escludono che possa essere l’uomo con cui Anica avrebbe avuto un appuntamento. Il compagno, suo convivente, sostiene infatti che la donna avrebbe dovuto incontrare qualcuno per sistemare una faccenda relativa a un precedente lavoro. Dal canto suo, Battaggia ha fatto sapere di essere dispiaciuto per l’accaduto. Negli scorsi giorni era stato tra coloro che avevano avanzato l’ipotesi del suidicio – ipotesi a cui la famiglia non ha mai creduto -, sostenendo che la donna avesse parecchi problemi economici.

Non credo sia stata uccisa: lei era un ‘pezzo da novanta’, una donna energica che non potevi sopraffare facilmente, anzi. Sapeva tenere a bada le persone e non si faceva sorprendere. Sono convinto che alla fine verrà fuori che non è un delitto,

aveva detto a Treviso Today. Eppure dalle indagini è emerso altro.