L’Italia rispetterà la scadenza del 31 agosto per la revisione del Pnrr: lo dichiara il premier Giorgia Meloni in un’intervista al Messaggero. Nel corso del colloquio, la premier ha toccato molti altri temi, come l’alluvione in Romagna, il G7 e la guerra in Ucriana.
Nell’intervista Meloni mette in evidenza come parte delle difficoltà siano imputabili alla enorme mole di finanziamenti da pianificare e investire, sostenendo che è necessario, al fine di utilizzare in modo efficace il Pnrr, procedere con calma e non agire frettolosamente. Confermata, in ogni caso, la scadenza del 31 agosto:
Il nostro piano è il più grande d’Europa con 191,5 miliardi di euro e 527 obiettivi. E una sua revisione richiede una verifica attenta per scongiurare il rischio di fare in fretta e male. La scadenza per proporre modifiche è il 31 agosto 2023 e il Ministro Fitto sta lavorando con la Commissione Europea e le singole Amministrazioni per assicurare la piena attuazione degli interventi. In questi giorni abbiamo completato la fase di ricognizione con le Amministrazioni centrali per verificare lo stato di attuazione del Piano e nelle prossime settimane, come stabilito con la Ue, si intensificherà il confronto per la formalizzazione delle proposte di modifica.
Ciononostante, la premier resta ottimista sul fatto che la revisione procederà secondo le tempistiche, e che la scadenza sarà dunque rispettata:
Siamo nei tempi, e lo dimostra il fatto che ad oggi solo 5 Stati hanno presentato la proposta di revisione del Piano con l’integrazione del REPowerEU. Faremo tutto quello che c’è da fare per far arrivare queste risorse a terra, in modo utile ed efficiente.
Una risposta, questa, indirizzata a chi, tanto tra le istituzioni quanto nell’opposizione, accusa il lavoro del governo di eccessiva lentezza.
Meloni: “Capacità di spesa problema storico, ma la revisione del Pnrr procede secondo i piani”
Molte delle difficoltà nella programmazione del Pnrr derivano, secondo la premier, da questioni strutturali e storiche: in generale, la difficoltà degli italiani di impiegare correttamente le risorse e i finanziamenti che arrivano dall’Europa.
La capacità di spesa è un problema storico. A febbraio abbiamo concluso una verifica sullo stato di attuazione delle politiche di coesione 2014-2020 e abbiamo constatato che, dopo 8 anni, risultava effettivamente speso solo il 34% dei 126 miliardi di risorse programmate, tra europee e nazionali. Accorpare la delega del PNRR a quella delle Politiche di coesione nasce proprio da questa esigenza: assicurare una maggiore sinergia tra le diverse fonti di finanziamento, sia per garantire che i soldi vengano effettivamente spesi ma anche per privilegiare misure di qualità e in grado di rafforzare la competitività e avere effetti sul PIL.
I soldi del Pnrr hanno, secondo la premier, anche lo scopo di liberare l’Italia dalla scomoda dipendenza dal gas russo, attraverso una diversificazione delle fonti di energia e grossi investimenti nel settore energetico:
Un’impostazione confermata dal Regolamento REPowerEu che ha previsto il concorso delle politiche di coesione agli obiettivi del PNRR, in particolare a quelli connessi alle politiche energetiche per ridurre la dipendenza dal gas russo
Meloni sulla guerra: “Aiutare l’Ucraina è nell’interesse di Italia ed Europa”
Sulla guerra in Ucraina, Meloni conferma le proprie posizioni solidamente atlantiste: secondo Meloni, accettare l’annessione russa delle regioni conquistate costituirebbe una gravissima violazione dell’ordine internazionale e rischierebbe di aprire la strada a un periodo di caos e conflitti:
Se l’invasione russa non fosse contrastata con fermezza ci aspetterebbe un futuro di caos nel quale la forza del diritto verrebbe sostituita dal diritto del più forte.
Meloni mette in rilievo gli ottimi rapporti tra Roma e Kiev e sostiene che la futura ricostruzione dell’Ucraina rappresenterà una grandissima occasione per le imprese italiane:
Siamo convinti che l’Ucraina abbia la possibilità di rinascere ancor più prospera di prima e vivere presto un miracolo economico. E stiamo dando il nostro contributo anche a questo, come fatto con la Conferenza sulla ricostruzione che abbiamo celebrato a Roma e che ha visto la partecipazione di 600 imprese italiane e 150 ucraine. Vogliamo guardare oltre la guerra e il modo migliore per farlo è immaginare un’Ucraina libera e ricostruita anche dalle imprese italiane.
Possibile, dunque, che da Roma arrivino nuovi e ingenti aiuti militari, anche in preparazione della controffensiva annunciata da Kiev.