Riforma pensioni 2024, alla fine è scattato il semaforo rosso della Corte dei conti al superamento integrale della legge Fornero e all’introduzione di quota 41. È quanto si può affermare dopo la lettura del rapporto 2023 dei giudici contabili che mette un freno alle pressioni di alcuni partiti della maggioranza di governo a ipotesi di superamento integrale della legge varata nel 2011, proprio a protezione dei conti pubblici. Bene alcune misure che aggiungono flessibilità ai rigidi paletti delle pensioni anticipate con i soli contributi e alla pensione di vecchiaia, aumentata nel frattempo nel requisito anagrafico soprattutto per le lavoratrici di diversi anni. Ma tutto il sistema previdenziale dovrà essere migliorato senza mettere a rischio i conti pubblici. 

Per i giudici contabili, il rapporto di quest’anno rappresenta l’occasione per dare dei consigli al governo. Misure correttive e mirate nei punti in cui la riforma Fornero mostra un eccesso di rigidità, senza smantellare quello che è l’impianto di fondo della legge. Ciò si traduce nella possibilità dei partiti di maggioranza di puntare o di mettere a punto nuove misure che mantengano i conti in ordine, senza comportare una spesa eccessiva per il bilancio statale come succederebbe per quota 41. 

Uscita anticipata, bocciate le misure di pensione con le quote 

Sulla riforma delle pensioni del prossimo anno arrivano le osservazioni della Corte dei conti nel rapporto 2023. Il documento sottolinea come nel Documento di economia e finanza di quest’anno siano espresse indicazioni inadeguate in un quadro che necessiterebbe di certezze e di stabilità. A tal proposito, la riforma Fornero non sarebbe da cambiare tout court, ma il governo dovrebbe prevedere solo degli aggiustamenti che possano rendere più flessibili quei meccanismi di rigidità della legge del 2011. Bene, secondo i giudici, l’Anticipo pensionistico sociale (Ape sociale) che ha permesso oltre 93mila istanze di pensione anticipata accettate su circa 183mila domande pervenute all’Inps tra il 2017 e il 2022. 

C’è bisogno, secondo la Corte dei conti, di dare un freno alle misure di uscita anticipata delle quote che impattano sulla spesa pubblica e altro non rappresentano che delle misure ponte. Ma, a ben vedere, dopo quota 100 – i cui effetti sui costi previdenziali sono stati importanti – la successiva quota 102 non ha avuto lo stesso appeal e, nel 2022, sono state solo 10mila le domande di pensionamento anticipate con questa formula, ben al di sotto delle circa 17mila istanze pervenute all’Inps. 

Riforma pensioni 2024, quota 41 si farà? Ecco cosa ne pensano i giudici della Corte dei conti in merito alle ipotesi di pensione anticipata del prossimo anno

Dal rapporto della Corte dei conti sembrerebbe arrivare un deciso stop verso l’ipotesi della quota 41, la misura di pensione anticipata cavallo di battaglia soprattutto della Lega di Matteo Salvini che consentirebbe a tanti lavoratori precoci di uscire, a prescindere dall’età di pensionamento. L’ipotesi sarebbe da bocciare non solo per l’aumento delle spese previdenziali, ma anche per la forte pressione che, sul bilancio dello Stato, sta subendo l’invecchiamento della popolazione.

Tuttavia, proprio la ricerca di una soluzione per il 2024 di pensionamento anticipato che sostituisca la quota 103, in vigore fino al prossimo 31 dicembre, sembrerebbe dettare al governo di Giorgia Meloni la strada di introdurre un’altra misura ponte. Non è da escludersi che questa soluzione possa essere la riconferma della stessa quota 103, una misura che, come la quota 102, permetterebbe di avere una quantità centellinata di uscite anticipate tra i lavoratori e mantenersi entro specifici argini la spesa previdenziale. 

Sulle ipotesi, poco utile può essere la lettura del Documento di economia e finanze che, secondo i giudici della Corte dei conti, presenterebbe informazioni non adeguate soprattutto per quanto concerne le prospettive di crescita della spesa previdenziale nei prossimi anni, in un periodo in cui proprio l’invecchiamento della popolazione eserciterebbe una forte pressione sui conti pubblici.