I primo ministro del Giappone Fumio Kishida vorrebbe incontrare il leader della Corea del Nord Kim Jong Un per affrontare la delicata questione dei cittadini giapponesi rapiti negli anni Sessanta e Settanta dal regime nordcoreano. Nonostante alcune persone siano riuscite a tornare in patria, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, altri rimangono ancora dispersi.
Durante un incontro a Tokyo, Kishida ha espresso la sua determinazione ad affrontare personalmente Kim Jong-un, senza avanzare precondizioni. Questa mossa rappresenta un tentativo significativo del Giappone di risolvere una delle questioni più spinose tra i due Paesi.
La normalizzazione dei rapporti tra Corea e Giappone
Nel 2002, la Corea del Nord e il Giappone firmarono la Dichiarazione di Pyongyang, impegnandosi a perseguire la normalizzazione delle relazioni bilaterali. Durante quella storica visita nella capitale nordcoreana, il leader nordcoreano dell’epoca, Kim Jong-il, ammise il rapimento di 13 cittadini giapponesi e ne liberò cinque il mese successivo. Tuttavia, il destino dei restanti cittadini rapiti rimane ancora sconosciuto nonostante l’impegno assunto da Pyongyang nel 2004 di fornire una spiegazione accettabile.
Recentemente, la Corea del Nord ha ribadito che considera risolta definitivamente la questione dei rapimenti di cittadini giapponesi, vent’anni dopo la firma dell’accordo del 2002. Tuttavia, il Giappone continua a sostenere che 17 cittadini giapponesi siano ancora dispersi e mantiene attive le indagini per scoprire la verità sul loro destino.
I cittadini giapponesi rapiti venivano impiegati per formare spie
I cittadini giapponesi rapiti furono portati in Corea del Nord tra il 1960 e il 1980 con l’obiettivo di formare future spie nord-coreane da inviare in Giappone. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, ci sarebbero state circa 200.000 persone provenienti da vari paesi che furono costrette a vivere in Corea del Nord dopo essere state rapite o scomparse mentre cercavano di costruire una rete di spionaggio internazionale nel paese.
Kishida sulle orme di Abe
Uno dei casi più noti riguarda i fidanzati Kaoru Hasuike e Yukiko Okudo, scomparsi nel 1978 nella prefettura di Niigata. Dopo essersi sposati, sono riusciti a tornare in Giappone grazie alla Dichiarazione del 2002. Uno degli obiettivi dell’ex primo ministro Shinzo Abe, tragicamente ucciso in un attentato, era quello di riportare a casa Megumi Yokota, una delle rapite più giovani, sparita nel 1977 all’età di 13 anni nella stessa prefettura di Niigata.
Recentemente, l’ex spia nordcoreana Kim Hyon-hui, responsabile dell’attentato dinamitardo su un aereo di linea sudcoreano nel 1987, ha parlato della giovane Yokota. Secondo l’ex spia, Pyongyang ha deciso di dichiararla defunta e di non restituire chiunque sia a conoscenza di informazioni interne sensibili e segreti.
L’incontro tra il primo ministro Kishida e Kim Jong-un sarà fondamentale per affrontare questa delicata questione. Il Giappone è determinato a ottenere la verità e a riportare a casa tutti i suoi cittadini rapiti, mentre la Corea del Nord deve dimostrare di essere disposta a risolvere la questione in modo equo e trasparente. La comunità internazionale osserverà attentamente lo sviluppo di questa vicenda, nella speranza che si possa finalmente fare chiarezza su uno dei capitoli più oscuri delle relazioni tra Giappone e Corea del Nord.