Qual è la città più pericolosa in Italia? Sfatiamo un mito, non si tratterrebbe di Napoli o Roma, ma di una località al Nord dello stivale. Da tutti amata per la movida, lo stile inconfondibile da cui sono nate le principali case di moda, design e tanti altri settori, eppure secondo uno studio condotto dall’Ufficio studi della Cgia, sarebbe quella dove hanno luogo più furti che non vengono denunciati.
Qual è la città più pericolosa in Italia?
Milano risulta essere la città più pericolosa d’Italia che dal 2021 si conferma prima per quanto riguarda la criminalità. Secondo quanto riporta il Sole24Ore con l’ultima classifica pubblicata ad ottobre 2022, le prime dieci città che metterebbero più a rischio i cittadini sono:
- Milano
- Rimini
- Torino
- Bologna
- Roma
- Imperia
- Firenze
- Prato
- Livorno
- Napoli
Tale elenco deriva dal numero totale di delitti denunciati ogni 100mila abitanti nel 2021 e i dati sono suddivisi per provincia.
L’ultima analisi della Cgia
L’ultima analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia afferma che le situazioni più disastrose per quanto riguarda furti si verificherebbero al Nord Italia: Milano, Parma, Bologna, Rimini, Imperia, Firenze e Torino, secondo i dati Istat, sono le zone dove i commercianti sono le vittime.
Considerando il caso a livello nazionale, in quasi 3 episodi su 4 chi compie rapine e furti ai danni dei negozi non viene punito nonostante avvenga la denuncia. Analizzando la situazione nel particolare, considerando il numero di furti avvenuti ogni 100 mila abitanti, i dati che emergono sono:
- Lombardia- 138,8;
- Emilia Romagna- 142,1;
- Liguria- 144,8.
Milano, inoltre, risulta essere la città con 222,8 furti ogni 100mila abitanti che, però spesso, non vengono denunciati. Perché?
Secondo l’Ufficio studi della Cgia, che ha elaborato i dati dell’Istat, sarebbe opportuno sottolineare:
La difficoltà di consegnare alla giustizia coloro che si sono resi responsabili di questi illeciti sta diventando ormai cronica e, probabilmente, sta condizionando anche le statistiche. Non è da escludere, infatti, che la riduzione del numero delle denunce registrato negli ultimi anni prima dell’avvento del Covid, non sia riconducibile a una ritrovata sicurezza, ma a un atteggiamento di sfiducia delle vittime nei confronti delle istituzioni che li spinge a non denunciare alle autorità giudiziarie il danno subito.
Quali sono le strategie adottate dai commercianti?
Dopo una serie di furti, i negozianti hanno apportato delle strategie di difesa come le installazioni di saracinesche, inferiate e vetri antisfondamento. Infatti, le attività commerciali si sono trasformati in fortezze che vengono controllate tutto il giorno da sistemi di videosorveglianza.
Tali modalità, spesso, escludono i contratti di assicurazioni. Infatti, sono sempre di meno le persone che fanno riferimento alle polizze assicurative per i furti dato che il premio di una polizza contro le rapine, inoltre, è caratterizzato da grandi cifre economiche soprattutto per quanto riguarda alcune tipologie merceologiche.
Quali sono le attività commerciali più a rischio?
Fino a qualche anno fa, la maggior parte dei furti e rapine si verificano presso negozi come gioiellerie, pelletterie, tabaccherie, farmacie e benzinai. Senza escludere le banche. Ciò avveniva viste le somme ingenti di denaro che vi si potevano trovare all’interno. Oggi, invece, la situazione risulta essere diversa: grazie ai pagamenti elettronici, sistemi di videosorveglianza e casseforti a tempo per tali attività è sceso il rischio di essere derubati, mentre sale per i negozi di prodotti tecnologici, concessionari, supermercati, moda e abbigliamento sportivo e anche profumerie e negozi di cosmetici.
A Milano anche i tassisti sono in pericolo
Anche i tassisti che vivono e lavorano a Milano, segnalano una situazione di scarsa sicurezza tra le vie della città. Qualche giorno fa, infatti, sarebbe arrivata una denuncia di un tassista milanese, Stefano Corti, che è stato vittima di un’aggressione fisica da parte di un gruppo di passeggeri.
Emilio Boccalini, presidente di Taxi Blu, ha dichiarato alla redazione di TAG24: “La nostra è una categoria dimenticata. Non c’è consapevolezza dei rischi che corrono i colleghi che lavorano di notte. È come se ci fosse una bolla in cui si lascia semplicemente che le cose succedano. Purtroppo è questa la verità”.