Oggi, 20 agosto 2024, è tornato a far parlare di sè Carlo Maria Viganò, il Monsignore scomunicato da papa Francesco ad inizio luglio. Viganò è stato cacciato dalla Chiesa con l’accusa di scisma. Nato a Varese 83 anni fa, Viganò ha scalato i gradini della carriera vaticana nell’era di Giovanni Paolo II. Nel 2012, è stato segretario del Governatorato. In quella veste, cominciò a denunciare del malaffare negli appalti in lettere che poi sono finite nei vaticanleaks. Benedetto XVI lo nominò nunzio negli Stati Uniti. Ma, nel 2018, quando era già da due anni in pensione, diffuse una lettera nella quale chiedeva le dimissioni di papa Francesco e accusava il Vaticano per gli abusi del cardinale statunitense Theodore McCarrick. Dopo di chè, ha fatto perdere le proprie tracce. Ma ha continuato ad accusare il Papa su clima, immigrati, gay: schieratosi su posizioni no vax durante la pandemia, politicamente a favore di Trump, per lui il Concilio è da considerarsi “un cancro”, la Chiesa di Bergoglio “una metastasi”. A giugno, così, l’ex Santo Uffizio ha aperto un processo contro di lui e nel giro di qualche settimana l’ha scomunicato. Ma oggi perché si parla di nuovo di lui? Cosa ha detto? E perchè ha quantomeno una tempistica sospetta un post che lo riguarda di Silere non possum, il sito che si occupa di temi ecclesiastici di orientamento anch’esso conservatore?
Cosa ha detto Carlo Maria Viganò, il monsignore scomunicato, contro Papa Francesco: “Temo per la mia vita”
Accusato di non riconoscere l’autorità del Papa e del Concilio, Viganò oggi, dopo essere stato scomunicato, in una intervista concessa al Messaggero, ha fatto sapere di temere per la propria vita:
“Dopo la diffusione del mio memoriale sul caso McCarrick nell’agosto del 2018, un mio contatto dagli Stati Uniti mi avvertì che la mia vita era in pericolo: per questo non risiedo in un luogo fisso. Non voglio fare la fine del cardinale Pell, nè del mio predecessore a Washington, il nunzio Pietro Sambi. Anche lui fronteggiò strenuamente l’allora cardinale McCarrick. Ma morì in circostanze mai chiarite, dopo un banale intervento. Il certificato di morte rilasciato alla Nunziatura non spiegava le cause del decesso. E su di lui non venne mai effettuata alcuna autopsia”
La nuova accusa contro Papa Francesco
McCarrick è stato condannato per pedofilia ed espulso dal collegio cardinalizio, ma Viganò, sempre nell’intervista al Messaggero, ha ripetuto che papa Francesco, nei suoi riguardi, si è mosso troppo tardi:
“Bergoglio deve a McCarrick la sua elezione e anche per l’Accordo segreto sino-vaticano, fortissimamente voluto dai Gesuiti e dall’establishment democratico, è notorio il ruolo dell’ex cardinale di Washington. La punizione nei suoi confronti decisa solo nel 2019 servì a salvare la reputazione al pontificato. Purtroppo, non vi fu un giusto processo canonico: ai testimoni non fu data l’opportunità di fare i nomi dei complici e il giudice non ha potuto imporre alcun risarcimento per le vittime poiché Bergoglio si è arrogato il diritto di definire res judicata la causa senza, per altro, divulgare il decreto ufficiale, che pure è un atto pubblico. La misura amministrativa decisa doveva nascondere la rete di complicità nonostante i crimini fossero noti da decenni”
Viganò poi ha concluso così:
“Con la scomunica che è palesemente invalida si è voluto in qualche modo condannarmi a morte, ma la verità non può essere uccisa”
Il post del sito conservatore ‘Silere non possum’
Carlo Maria Viganò è considerato uno degli esponenti dell’ala più conservatrice della Chiesa, quella che si oppone, più o meno velatamente, al pontificato di Francesco. E per dire l’aria che si respira in certi ambienti vaticani, si nota che proprio oggi, il sito conservatore Silere non possum ha ripreso una intervista rilasciata lo scorso 10 agosto al quotidiano argentino La Naciòn dal Cardinal Josè Tolentino da Mendonca, prefetto del dicastero per la Cultura e l’Educazione: contiene anche un passaggio su Viganò. Alla domanda della giornalista Elisabetta Piquè, cosa pensa della decisione del Dicastero per la Dottrina della Fede di scomunicare l’arcivescovo Carlo Maria Viganò? il porporato ha risposto così:
“Una decisione di questa natura è sempre un dramma, non è un gesto che può essere fatto senza un dolore, senza un grave discernimento. D’altra parte, bisogna dire che monsignor Viganò, che sicuramente ha fatto molto bene nella sua vita, nelle sue ultime posizioni, si è posto fuori dalla Chiesa. Allora è una decisione che è stata una conseguenza delle sue posizioni sul ruolo del Santo Padre, sul Concilio Vaticano II e sulla Chiesa contemporanea”
Sta di fatto che ‘Silere non possum’ riporta l’intervista con queste parole: “Il quotidiano argentino La Nación ha intervistato S.E.R. il Sig. Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Alcune domande sottolineano il livello di incompetenza di una donna, la giornalista, che è stretta amica di Jorge Mario Bergoglio da anni. L’intervista è comunque interessante, in alcune sue parti, per dare una idea del cardinale Tolentino de Mendonça”. Come dire: uomo avvisato…