La Paluani, storica azienda italiana regina del panettone e del pandoro, annuncia il suo fallimento. A stabilirlo il Tribunale di Verona, che ha messo la parola fine alla storica ditta dolciaria con sede a Dossobuono, nel veronese. Si chiude così una tradizione lunga più di 100 anni: la società, fondata nel 1921, apparteneva alla famiglia Campedelli, già proprietaria del club calcistico del Chievo Verona.

Il fallimento di Paluani è l’apice di anni e anni di serie difficoltà finanziarie: lo scorso anno era arrivata la cessione all’asta alla Sperlari, filiale del gruppo dolciario Katjes International. Nel 2022, il Tribunale veronese aveva messo all’asta i beni dell’azienda: dai marchi allo stabilimento fino a licenze e linee produttive. Un patrimonio dal valore complessivo pari a 7,5 milioni di euro, aggiudicato nell’asta dell’11 giugno 2022 dalla multinazionale tedesca per 7,6 milioni.

Fallimento Paluani, per la società che detiene gli immobili maxi debito da 82 milioni di euro

Al termine dell’asta, l’azienda dolciaria è stata così soggetta a una biforcazione. Da una parte la Paluani 1921, acquisita da Sperlari, è andata avanti nella produzione. Dall’altra la Paluani Spa, detentrice degli immobili in parte venduti, ha imboccato la via della procedura di concordato.

Fino ad oggi, quando i giudici hanno messo nero su bianco il fallimento dopo aver revocato l’ammissione alla procedura di concordato preventivo. Una decisione che attinge appieno nelle criticità riscontrate dall’azienda, a proposito in particolare delle scarse percentuali di soddisfazione dei creditori. L’importo disponibile per soddisfare questi ultimi ammontava a soli 815.660 euro, a fronte di una montagna di debiti da quasi 82 milioni.

Ai microfoni di Radio Cusano Campus, nei mesi scorsi, era intervenuto Gianluca Cazzulo, direttore commerciale della Paluani per raccontare la grave situazione legata al caro bollette. Nonostante le richieste dei commissari del concordato, soci, amministratori e sindaco non sono riusciti a fornire le garanzie utili a coprire gli impegni, dilatando ulteriormente i tempi e recando ulteriori danni ai creditori. All’epoca della richiesta di omologa del concordato, avvenuta nell’aprile 2022, le banche erano esposte verso Paluani per un totale di circa 35,5 milioni di euro.

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