Arrivano i primi effetti del summit G7 a Hiroshima, anche il Giappone ha deciso di inasprire le blande sanzioni che aveva intrapreso nei confronti della Russia all’indomani dell’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Restrizioni tecnologiche per danneggiare l’industria russa
Le restrizioni decise dal governo di Tokio riguardano sostanzialmente l’esportazione di 80 società russe. Il Giappone era l’unico dei paesi dei sette ‘grandi’ che non aveva attuato sanzioni sostanziali verso Russia. La svolta del paese del sol levante è arrivata senza ombra di dubbio con l’elezione del premier Kishida. L’ultimo passo decisivo che pone i nipponici di fatto al fianco degli alleati dell’Ucraina, è stato compiuto proprio a cavallo del summit G7 in casa.
Aziende militari, camion, cellulari e servizi.
L’agenzia Tass scrive che tra le aziende colpite dalle sanzioni giapponesi ci sono l’operatore di telefonia mobile russo MegaFon, il Servizio federale di cooperazione tecnico-militare, la Fondazione russa per progetti di ricerca avanzata nell’industria della Difesa, l’ufficio di progettazione Npo Lavochkin, il produttore di camion Kamaz, la Fondazione Skolkovo e l’Istituto Skolkovo di Scienza e tecnologia. Il Giappone ha anche annunciato ulteriori inasprimenti delle sanzioni nelle prossime settimane con il divieto di una serie di articoli che “contribuiscono a rafforzare la base industriale della Russia”.
Il nuovo Giappone ritorna alla guerra: Kishida cambierà la costituzione?
Il nuovo corso dei nipponici ancora una volta ci racconta perfettamente l’idea di programmazione e disciplina che tutti ci aspettiamo dal paese asiatico. Questo tipo di assistenza strategico militare nei confronti di un paese così lontano appare come una novità assoluta sul piano geopolitico. Il Giappone ci ha da sempre abituati ad isolazionismo misto con politiche imperialiste, rivoluzionate nei principi solo dalle due bombe atomiche. E infatti, dopo la sconfitta nel secondo conflitto mondiale, i giapponesi hanno dovuto inserire in costituzione un principio basato sulla rinuncia senza fine alla guerra.
L’articolo 9 della Costituzione giapponese recita: “Il popolo rinuncia per sempre alla guerra come diritto sovrano della nazione e alla minaccia o all’uso della forza come mezzo per risolvere le controversie internazionali”
Il conflitto in Ucraina, l’assassinio di Abe e l’arrivo di Kishida hanno attivato un processo nuovo. Questi ha dato il via ad un nuovo riarmo che necessariamente ora potrebbe vedere il premier impegnato in una riforma costituzionale. Zelensky per esempio, dall’incontro con il premier giapponese al G7, ha portato a casa la promessa di Kishida di fornire all’Ucraina, attraverso la Nato, altri trenta milioni di dollari in equipaggiamento militare non letale e quattrocento milioni in aiuti a favore del settore energetico. Per Kishida è fondamentale che si attivi un processo di modifica della legislazione. L’attuale sistema giapponese impedisce l’esportazione di armi letali per risolvere le controversie. Per consentire questo, proprio il governo sta cercando il modo per consentirlo attraverso una riforma, almeno per i paesi vittime di aggressione che violano i principi del diritto internazionale.