Il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Militare è intervenuto a Base Luna chiama Terra, programma condotto da Lorenzo Capezzuoli Ranchi su Radio Cusano Campus per parlare della fornitura degli F-16 all’Ucraina da parte dell’occidente e del rischio che il conflitto fra Kiev e Mosca si trasformi in una guerra nucleare
Tricarico: “Gli F-16 aiuteranno l’Ucraina a irrobustirsi”
- Generale Tricarico, la guerra in Ucraina, dopo oltre un anno, è ancora uno scontro fra Davide e Golia nonostante il via libera alla fornitura degli F-16, deliberati a nel G7 a Hiroshima?
Questo degli F-16 è un ulteriore passo in avanti verso le capacità ucraine e un passo indietro peri russi perché effettivamente sono mezzi che vanno neutralizzati sul campo di battaglia, un missile in più, un ulteriore sforzo per la Russia che non sempre potrà far fronte ai risultati che gli F-16 otterranno sul campo. Quindi, c’è stato un ribilanciamento progressivo delle forze in campo. Davide rimane sempre Davide e Golia rimane sempre Golia; però, mentre uno sta affondando sempre più i piedi nell’argilla l’altro si sta sempre più irrobustendosi. Questa la grande variazione. Tutto questo non poterà l’uno a prevalere sull’altro. Sia ben chiaro: non ci sarà un ribaltamento grazie a questo o quel sistema, aiuto, variante di questa guerra. Una soluzione militare non si vede anche se c’è questo progressivo cambio di equilibri in campo e quindi risiamo al punto di partenza. Bisogna trovare un’intesa che superi le capacità militari e individui base negoziale da cui partire, cessando il fuoco per arrivare a qualcosa che assomigli a una pace.
- L’Italia è al fianco dell’Ucraina, ma siamo pronti a donare gli F-16 all’Ucraina?
Noi non abbiamo più gli F-16: quelli che avevamo in uso erano un leasing con gli Usa per 5+5 anni in quanto il velivolo della difesa di allora, F-104, era arrivato alla fine della vita operativa, mentre l’Euro Fighter ancora non era pronto. Per colmare questo gap selezionammo l’F-16. Abbiamo però sicuramente personale, sia piloti sia tecnici che sarebbero in grado di dare una mano. Sarebbe irrazionale però: essendo l’F-16 ancora in linea di volo in tanti Paesi (molti Stati europei ancora lo utilizzano), sarebbe bizzarro andare a chiedere supporto a qualcuno che non ce li ha più e che dovrebbe andare a cercare questi piloti per i comandi, per gli Stati maggiori o addirittura fuori dalla Forza Armata e ri-familiarizzarli con il sistema al quale dovranno dedicare del tempo in più quando invece ci sono 6-7 aeronautiche europee che sono aggiornate, ancora ci volano e che stanno dismettendo.
- Stiamo dando all’Ucraina degli aerei che i Paesi europei stanno dismettendo.
Questo è un fatto molto positivo per Volodymyr Zelensky perché ci sono Paesi europei che se ne stanno liberando perché stanno acquistando gli F-35. È come se uno avesse una macchina usata che deve vendere e ha trovato un cliente al quale questo mezzo fa molto comodo. Noi concettualmente potremo dare il nostro contributo, è un po’ un controsenso, però se fosse necessario potremmo dare il nostro supporto.
Il generale Vincenzo Camporini dice che siamo “fuori allenamento” da 11 anni con questi velivoli. Difficile quindi riuscire ad istruire gli ucraini a volare con questi F-16? Quanto viene ridimensionato il nostro supporto verso Kiev così?
Il generale Camporini forse è stato un po’ troppo pessimista così come io sono stato probabilmente troppo ottimista. I nostri piloti non sono così aggiornatissimi perché è passato del tempo. Ritornare ai comandi di un aereo per un pilota è come andare in bicicletta.
Convintamente con Kiev, ma no al piano di pace ucraino
- Il sostegno all’Ucraina da parte del nostro Paese: secondo un sondaggio Swg per La7, il 51% dei nostri connazionali è favorevole all’invio di armi a Kyiv. Di questi, il 22% considera il supporto militare utile “finché la Russia non sarà sconfitta”. Siamo divisi sul tema?
Fra i favorevoli, c’è una quota parte di Talebani che vogliono un sostegno indeterminato e in qualunque condizione. Altri, fra questi ci sono anche io, che sono convinti nel sostenere l’Ucraina e che bisogna vedere però a quali condizioni. C’è da dire che il nostro è un Paese dove l’incultura della difesa è dominante più che in qualsiasi Paese europeo. Io sono convinto che l’Ucraina vada aiutata per tutto ciò di cui ha bisogno, e anche di più. Però bisogna trovare tutti insieme un punto di caduta che non può essere quello di Zelensky. Perché Zelensky ha sbandierato al mondo il suo piano in 10 punti che però non è un piano per un negoziato, ma per una capitolazione. Io non credo che la capitolazione della Russia sia un’opzione credibile e perseguibile. Bisognerà che entrambi cedano qualcosa per trovare una base di intesa che non è impossibile da concepire. Gli sponsor, chi aiuta Zelensky, devono convincerlo, rendendolo partecipe che bisogna trovare un punto di caduta e bisogna farla finita.
- A proposito di un punto di caduta, la notizia di oggi è che Russia ha spostato in Bielorussia delle armi nucleari non strategiche. Si sta avvicinando la possibilità di una guerra nucleare?
La cosa che più mi preoccupa non è quella dell’opzione nucleare che è sempre stata sul tavolo. È che questo fatto non provochi più preoccupazione e raccapriccio come nei primi giorni della guerra. Un anno fa si aveva il pudore di non usare il termine nucleare, non la si osava neanche menzionare. Oggi nel sentire comune sembra diventata un’opzione possibile che non mette più paura. E questo è molto preoccupante. Questo fatto che possa succedere deve assolutamente giocare un ruolo nel comportamento di tutti. Non può essere accettata una scommessa, di questo si tratta, che non la usino. È veramente bieco soprattutto per chi governa comunità così ampie. Probabilmente avrà ragione chi pensa che non la useranno, però se c’è anche una possibilità su 1.000 che questo avvenga non si può scommettere. La posta in gioco è troppo alta, e una scommessa di questo tipo va assolutamente rigettata.