Presunto attacco hacker al sito delle Carte di identità elettroniche, che intorno alle 12 di questa mattina, giovedì 25 maggio, ha smesso di funzionare per diverse ore. Il collettivo filorusso NoName ha rivendicato l’operazione fraudolenta ai danni del dominio cartadiidentita.interno.gov.it: se confermato, si tratterebbe dell’ennesimo attacco da parte del gruppo hacker a siti di istituzioni e aziende italiane.
Ma dal Viminale smentiscono la possibilità: in una nota, il Ministero dell’Interno ha predicato calma parlando di “un problema tecnico”.
I servizi della Carta di identità elettronica sono momentaneamente indisponibili a causa di un problema tecnico nella fornitura della connettività internet, seguito all’incendio divampato nella giornata di ieri nei pressi della stazione Tiburtina, che ha coinvolto cavi della fibra ottica. Stiamo lavorando per ripristinarne il pieno funzionamento.
Attacco hacker al portale delle Carte d’identità elettroniche, la rivendicazione di NoName: “Italia attende i passi degli alleati”
Dal canto suo, il collettivo NoName ha attribuito a sé stesso il cyberattacco sul proprio canale Telegram. In una nota, i filorussi hanno accusato l’Italia di non essere “affatto un Paese indipendente”, perché succube dei “passi decisivi degli alleati”.
L’Italia è pronta a fornire sostegno materiale all’Ucraina, ma attende passi decisivi degli alleati. Non è affatto un Paese indipendente. Fortunatamente, il nostro team è in grado di prendere decisioni da solo, siamo andati nello spazio internet russofobico italiano e abbiamo ucciso un sito web di carta d’identità elettronica.
L’ultima manovra di NoName risale a ieri, quando il collettivo ha rivendicato un attacco che ha messo offline per una trentina di minuti il sito dell’istituto del credito cooperativo.
Non si tratta di casi isolati. Di recente, questo gruppo di hacker filorusso si è reso responsabile di alcuni episodi contro le infrastrutture digitali di alcune istituzioni italiane. Tra gli ultimi esempi, a marzo 2023, le cyber offensive nei confronti di Atac, del Ministero dei Trasporti e dell’Autorità regolatrice dei Trasporti.
Sempre a marzo, bersaglio di NoName erano stati il sito web del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e quello del Consiglio superiore della magistratura. Qualche settimana prima se l’erano presa anche con i portali dei carabinieri, del ministero degli Esteri e di quello della Difesa.