Dimissioni per giusta causa: avvengono nel momento in cui il lavoratore dipendente decide di cessare il rapporto di lavoro, per esempio, a causa di una violazione del contratto. A differenza delle dimissioni volontarie senza nessun motivo, quelle per giusta causa possono essere presentate senza nessun termine di preavviso, ma richiedono una motivazione legale valida.
Come si devono comunicare? Quali sono le ragioni valide per far sì che le dimissioni siano per giusta causa?
Dimissioni per giusta causa, quando e perché avvengono
I lavoratori dipendenti possono decidere di dimettersi per diverse ragioni a partire da una violazione del contratto di lavoro. Tuttavia, possiamo affermare che in linea di massima sono legittime quando il datore di lavoro si dimostra inadempiente, viola le condizioni contrattuali e quando la situazione sul posto di lavoro diventa insostenibile.
Quali possono essere le ragioni che spingono un dipendente a dimettersi? Possiamo fare alcuni esempi: si pensi ad uno stipendio non corrisposto oppure a continui ritardi nei pagamenti. Ma ci sono anche altre ragioni come atti e comportanti discriminatori sul posto di lavoro, molestie, violazioni dei diritti del lavoratore e condizioni di lavoro pericolose per la sua incolumità, mobbing e cambiamenti unilaterali nel contratto senza che il dipendente abbia dato il proprio consenso.
Tra questi elencati possiamo fare un solo esempio, per comprenderne le circostanze. Parliamo del mobbing, ovvero di tutti quei comportamenti vessatori e duraturi rivolti nei confronti di un lavoratore da parte di superiori, colleghi o sottoposti. Molto spesso, il mobbing viene utilizzato nell’ottica di una strategia finalizzata all’estromissione del dipendente dal posto di lavoro.
Nelle dimissioni per giusta causa, il lavoratore non deve osservare nessun termine di preavviso e il rapporto di lavoro si interrompe subito. Inoltre, a differenza delle dimissioni senza giusta causa, il lavoratore ha anche diritto a percepire l’indennità di disoccupazione Naspi.
Dobbiamo anche considerare il rovescio della medaglia, ovvero tutti quei casi in cui il datore di lavoro potrebbe contestare le dimissioni. È opportuno consultare un legale, sottoponendogli la propria condizione e le motivazioni alla base della decisione di dimettersi, per valutarle ed essere sicuri che si tratti di giusta causa. Alla base delle dimissioni per giusta causa devono esserci fondanti motivazioni legali.
Come effettuare la comunicazione
Le dimissioni per giusta causa si comunicano alla stessa maniera delle altre tipologie. Non è prevista, infatti, una modalità particolare. Pertanto, si devono comunicare telematicamente, in base a quanto disposto dal Decreto legislativo n. 151 del 2015.
Cosa bisogna fare? Si deve utilizzare il servizio disponibile sul sito ClicLavoro del Ministero del Lavoro. Per accedervi è necessario essere in possesso di credenziali digitali (Spid o Cie). In alternativa, è possibile recarsi presso un Patronato abilitato dal Ministero del Lavoro.
A cosa fare attenzione? È opportuno accertarsi di aver indicato bene “dimissioni per giusta causa” e le relative motivazioni.
Quali sono le possibili contestazioni
Abbiamo anticipato che il datore di lavoro potrebbe contestare le dimissioni e le motivazioni fornite dal lavoratore dipendente, in quanto per lui non sussisterebbero le condizioni affinché vengano considerate “per giusta causa”.
Cosa accade in caso di contestazione? Se il datore di lavoro presenta ricorso contro le dimissioni, sarà onere del lavoratore dipendente dimostrare che le motivazioni alla base delle dimissioni presentate siano veritiere. Nel caso in cui non sussista la giusta causa, il lavoratore dipendente sarà costretto a pagare tutte le conseguenze del licenziamento e dovrà versare al datore di lavoro un’indennità pari allo stipendio che avrebbe percepito nel caso in cui si fosse dimesso rispettando il periodo di preavviso. Ricordiamo, infatti, che qualora non sussista la giusta causa si tratta di dimissioni senza motivo e, in questo caso, si deve rispettare il periodo di preavviso.
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