Gaetano Scirea 70 anni – Non c’è attimo in cui non ricordi quel 3 settembre 1989, quando alla Tv Ciotti dava la notizia che tutto il mondo dello sport non avrebbe mai voluto sentire. Oggi 25 maggio 2023, Gaetano Scirea avrebbe festeggiato il suo 70esimo compleanno se un maledetto incidente nei pressi di Babsk, in Polonia (direzione aereoporto per tornare a Torino) che provocò l’esplosione dell’auto su cui viaggiava non l’avesse portato via dall’affetto dei suoi cari.
E da quel momento ogni volta che mi riaffiora nella mente il suo nome, non c’è pensiero che non mi porti a domandarmi cosa avrebbe fatto oggi l’uomo che più di tutti ha incarnato il senso della gentilezza, dell’elenganza nel profilo del difensore più forte di tutti i tempi.
Ho pochi ricordi di Gaetano Scirea con la maglia bianconera e la fascetta azzurra da capitano al braccio, quindi non posso che affidarvi le considerazioni di chi più grande di me (addetti ai lavori, giornalisti e calciatori) ha sostenuto quanto di più vero si possa affermare: il calcio alla storia ha consegnato un solo Gaetano Scirea.
Per ricordarlo, non sarebbero sicuramente bastate solo delle semplici righe su questo articolo, l’esempio di sport e di vita fatta persona non poteva non essere raccontata anche se per una mangiata di minuti da Dino Zoff, pertanto non ho esitato a chiamarlo.
Gaetano Scirea 70 anni: il ricordo di Dino Zoff
Avrebbe compiuto 70 anni oggi la leggenda del calcio della nazionale italiana campione del mondo del 1982 e della Juventus e quando gli ho chiesto di “regalarmi” un ricordo del suo amico fraterno, l’ex numero 1 mi ha risposto così:
” Ti regalo quello che mi ha regalato lui, il suo comportamento nel campo, fuori, lo stile con cui si approcciava a qualsiasi cosa dal calcio alla vita. Ha dato un grande segno da uomo di sport”.
Le sue dichiarazioni. a conferma di quello che è stato l’uomo Scirea e il calciatore Scirea: mai una parola fuori dalle riga, nella sconfitta e nella vittoria è stato un professionista esemplare, sempre e comunque.
E’ stato così naturale fare questa intervista, che più mi parlava e più mi sentivo a mio agio. Sembrava stessi conversando con una persona che conoscevo da sempre e mi sono preso una piccola confidenza chiedendogli: come mai i tifosi delle squadre avversarie hanno sempre amato la figura di Scirea (e anche la sua) pur nutrendo odio verso la Juventus?
” Perchè avevamo dei comportamenti da uomini di sport, quindi che vivemamo con le regole dello sport e non con le furberie che si addossano spesse volte e quindi devo dire che questo mi ha sempre fatto particolarmente piacere sia per lui che per me”.
Non potevo non chiedergli quale fosse stato il momento professionale, ovvero quello sportivo più bello vissuto insieme a Scirea. Queste le sue parole:
“Certamente quando giochi la Coppa del Mondo, la massima espressione della tua professione con un amico vicino è il momento più alto che c’é, la più grande soddisfazione che mi sia capitata“.
Gaetano Scirea e la Juventus
La Juventus non si è fatta attendere e ha pubblicato sul proprio profilo, una dedica al capitano di tante battaglie. Una leggenda, un simbolo, il primo ed unico difensore al mondo mai espulso.
In 15 anni di militanza, dopo aver conquistato tutto con la maglia della Juve (7 scudetti, due Coppe Italia, una Coppa UEFA, una Supercoppa Europea, una Coppa Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe, un Mondialito per club) nella stagione 1989 decise di avventurarsi come tecnico. Per rimanere alla corte di Madama come secondo di Dino Zoff, rifiutò la panchina della Reggina.
Gestano Scirea, vita e carriera
Nacque a Cernusco sul Naviglio, in un paese della provincia di Milano da una famiglia di origni umili. Da bambino, cresciuto nel gruppo Serenissima di Cinisello Balsamo, venne notato da un dirigente bergamasco che lo portò all’Atalanta.
Esordiva in serie A nel 1974 con la maglia neroazzurra dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili. Non fece neanche tempo ad inserirsi nel contesto di uno spogliatoio da sempre dedito alla crescita di giovani talenti che due anni più tardi, lasciò la Lombardia per lanciarsi verso traguardi fino ad allora inimagginabili.
Gianpiero Boniperti lo ingaggiò e regalò alla squadra di Giovanni Trapattoni un giovanissimo difensore che di lì a pochissimi anni diventò uno dei giocatori più forti di tutti i tempi.
Nel 1976 sposò Mariella Cavanna e dalla loro unione nacque il loro unico figlio: Riccardo. Dopo una carriera ricca di successi che lo consacrò prima campione d’Europa e del Mondo con la maglia bianconera della Juventus e poi campione del mondo con la maglia azzurra e lo elesse “libero gentiluomo” per le caratteristiche personali e tecniche che lo hanno sempre contraddistinto, appese le scarpette per intraprendere la carriera da tecnico, quella che purtoppo non ebbe mai modo di iniziare.
Nel settembre di 34 anni fa, in veste di collaboratore tecnico si recò in Polonia per visionare gli avversari della Juventus in Coppa UEFA. Il 3 settembre, il giorno in cui si mise in viaggio per ritornare a Torino, durante il percorso che lo stava portando in aereporto, l’auto su cui viaggiava (carica di taniche di benzina) tamponata da un furgone e scaraventata fuori strada esplose. La sua salma è sepolta al cimitero di Morsasco, vicino ad Acqui Terme comune d’origine della moglie Mariella.