Sarebbe stata uccisa, secondo quanto messo in luce dall’autopsia, Anica Panfile, la 31enne trovata morta sotto a un viadotto a Spresiano, in provincia di Treviso, la scorsa domenica pomeriggio. Gli accertamenti del medico-legale avrebbero infatti permesso di escludere che la donna possa essersi tolta la vita: nei suoi polmoni non sarebbe stata rinvenuta abbastanza acqua. L’ipotesi del suicidio era stata rinnegata fin da subito dai familiari della vittima. Si indaga, ora, per capire cosa possa esserle successo e rintracciare il colpevole.

Trovata morta sotto a un viadotto a Spresiano: Anica Panfile è stata uccisa. Lo rivela l’autopsia

La 31enne era stata trovata senza vita la scorsa domenica pomeriggio all’interno di un’ansa del fiume Piave, a Sprasiano, in provincia di Treviso. A dare l’allarme era stato un pescatore che passava di lì.

Ho visto una sagoma immobile su un isolotto del Piave. Poi mi sono avvicinato e ho capito che era una donna. Secondo me non è morta annegata…

aveva detto ai soccorritori, ancora sotto shock per l’accaduto. La donna risultava scomparsa dal 19 maggio: a denunciarne la sparizione erano stati i genitori, preoccupati di non vederla rincasare dal lavoro. Da allora di lei si erano perse le tracce. Stando agli esiti dell’autopsia effettuata ieri dal medico-legale Antonello Cirnelli, la donna sarebbe stata uccisa. Sul suo corpo, che al momento del ritrovamento si trovava in acqua già da qualche giorno, sarebbero state rinvenute diverse ferite riconducibili a un corpo contundente. E nei suoi polmoni non sarebbe stata trovata abbastanza acqua da far parlare di una morte per annegamento. In pratica, il corpo sarebbe finito in acqua dopo il decesso.

È poco probabile, quindi, che si sia tolta la vita, come era stato ipotizzato in un primo momento. Una versione dei fatti rinnegata fin da subito dai suoi familiari. Anica era madre di quattro figli e difficilmente, dicono, avrebbe deciso di abbandonarli.

Era una giovane donna felice – dicono -. Viveva un’esistenza serena  ma soprattutto aveva quattro creature a cui non avrebbe mai fatto del male in questo modo.

Sarebbe andata avanti, sostengono, anche in un momento difficile. Da poco, dopo essersi separata dal precedente compagno, aveva iniziato a frequentare un uomo più anziano di lei di circa vent’anni, un 58enne italiano, padre della figlia più piccola, con il quale viveva a Treviso. E aveva iniziato a lavorare nella cucina della mensa Israa in una casa di riposo. La sera del 18 maggio scorso, alla fine del turno, si era recata ad Arcade, dove avrebbe dovuto pulire un’abitazione privata. Poi non era più tornata a casa, facendo preoccupare i genitori, che ne avevano denunciato la scomparsa.

Si indaga per ricostruire le esatte dinamiche del delitto

Anica era solita spostarsi utilizzando i mezzi pubblici. Per questo il luogo del ritrovamento, distante dal centro cittadino, aveva fatto insospettire gli inquirenti. I rilievi autoptici avrebbero ora confermato il possibile coinvolgimento di terze persone. Si indaga, quindi, per ricostruire le esatte dinamiche del delitto e rintracciare il colpevole dell’omicidio.

Vogliamo la verità e non ci fermiamo davanti a niente. Siamo disposti a morire pur di trovare il responsabile di questa cosa orribile,

dicono i familiari, secondo quanto riportato da Treviso Today. E aggiungono:

I carabinieri devono solo controllare le telecamere nel percorso che separa Arcade da Spresiano e quello che è successo veramente verrà fuori.

Potrebbe essere, in effetti, la prossima mossa degli inquirenti. La Procura di Treviso, che inizialmente aveva aperto un fascicolo di inchiesta senza reato né indagati (il cossidetto “modello 45”), si concentra ora sull’ipotesi dell’omicidio volontario. Gli interrogativi rimasti aperti sono molti. La speranza è di riuscire a chiarirli nel più breve tempo possibile.