Tina Turner, la leggendaria regina del rock and roll, è stata una delle voci più potenti e influenti della musica mondiale per oltre cinque decenni. E’ morta il 24 maggio 2023, all’età di 83 anni. La sua vita è stata scandita, oltre che da successi, anche da situazione drammatiche e tentativi di suicidio.
Tina Turner, il tentato suicidio
Il primo tentativo di suicidio di Tina Turner risale a quando la cantante era ancora sposata con Ike Turner. La relazione tra i due è stata sempre altalenante, con momenti di grande passione e successo musicale, ma anche di violenza e abusi. Nel 1976, Tina ha finalmente deciso di lasciare il marito, dopo averlo denunciato per violenza domestica e abusi sessuali. Ma prima di trovare il coraggio di farlo, la cantante tentò di togliersi la vita assumendo cinquanta sonniferi.
Riguardo a quel momento, Tina ha raccontato:
“Mi sono convinta che la morte fosse la mia unica via d’uscita. Ho cercato di uccidermi. Sono andata dal mio medico e gli ho detto che avevo problemi a dormire. Subito dopo cena, ho preso tutte le 50 pillole che mi aveva dato. Ero infelice quando mi sono svegliata. Ma sono uscita dall’oscurità credendo di essere destinata a sopravvivere ‘.
La tentazione del suicidio assistito
C’è stato poi un altro momento in cui Tina Turner ha pensato al suicidio.
Negli ultimi dieci anni le sue condizioni di salute erano diventate precarie.
Il calvario iniziò nel 2013, con un ictus che le fece perdere la capacità di camminare. Per riacquistarla si sottopose ad un lungo periodo di riabilitazione.
Tre anni più tardi arrivò la diagnosi shock: tumore all’intestino. Nonostante il cancro fosse al primo stadio, la cantante decise di rinunciare alle cure tradizionali, affidandosi a rimedi omeopatici che peggiorarono la sua situazione. La pressione sanguigna alta, di cui soffriva da tempo, si aggravò, causandole un’insufficienza renale.
Le fu consigliato un trapianto di reni, ma le possibilità di riceverne uno erano scarse e fu esortata a iniziare la dialisi. A quel punto Tina valutò anche la possibilità di ricorrere al suicidio assistito, iscrivendosi ad un’associazione dedicata a quella pratica.
Fu il suo secondo marito, Erwin Bach, a salvarla, donandole un rene e permettendole di vivere ancora per qualche anno.