L’Italia è alle prese con la partita del PNRR su cui l’Unione Europea conferma i ritardi. La Commissione Europea, in una raccomandazione scritta, fa sapere che: “Il Piano per la ripresa e la resilienza comprende un’ampia serie di riforme e investimenti che si rafforzano a vicenda da attuare entro il 2026. L’attuazione del Pnrr dell’Italia è in corso, ma con un rischio crescente di ritardi”. Ecco, quindi, cosa fare:

È importante che l’Italia rafforzi la capacità amministrativa, in particolare a livello subnazionale, per realizzare gli impegni del piano, mentre un quadro di governance efficace e pienamente operativo rimane fondamentale per un’attuazione agevole e tempestiva del piano. Continua ad essere fondamentale identificare tempestivamente potenziali ritardi e problemi di attuazione e adottare misure tempestive per affrontarli.

Le raccomandazioni dell’Unione Europea toccano anche l’aspetto economico generale con l’invito a sanare i conti, quindi ad equilibrare il deficit, entro il 2024. Questo quanto si legge nella documentazione inoltrata al nostro paese:

Garantire una politica fiscale prudente, in particolare limitando l’aumento nominale della spesa primaria netta finanziata a livello nazionale nel 2024 a non più dell’1,3%.

E, una volta giunti ad obiettivo, mantenere il rigore nel periodo successivo. Quindi si chiede di:

Continuare a perseguire una strategia di bilancio a medio termine di risanamento graduale e sostenibile, combinata con investimenti e riforme che favoriscano una maggiore produttività e una crescita sostenibile più elevata, per conseguire una posizione di bilancio prudente a medio termine.

PNRR, ritardi e non solo: le raccomandazioni dell’Ue

L’Ue interviene a gamba testa nel dibattito pubblico sul PNRR e lo fa per confermare i ritardi e, quindi, per sollecitare un cambio di marcia. In un passaggio si legge testualmente: “Completare rapidamente il capitolo RepowerEu al fine di avviarne rapidamente l’attuazione”. Ma nel documento non si parla solamente di PNRR ma, in generale, di cosa deve fare il nostro paese: dalla modifica delle politiche fiscali, passando per il garantire una governance in grado di garantire capacità amministrativa, fino alle politiche green che devono partire dal disincentivo dell’utilizzo di combustibili fossili. Su quest’ultimo aspetto viene riportato anche un invito a:

Promuovere la mobilità sostenibile, anche eliminando le sovvenzioni dannose per l’ambiente e accelerando l’installazione delle stazioni di ricarica. Intensificare gli sforzi politici volti a fornire e acquisire le competenze necessarie per la transizione verde.

L’intervento di Gentiloni

A fare da cassa di risonanza ci pensa Paolo Gentiloni. L’ex Premier, oggi Commissario Europeo all’Economia, ha ribadito l’importanza di dare esecuzione al PNRR. Queste le sue parole:

Gli Stati membri dovrebbero perseguire politiche fiscali prudenti che sostengano la crescita attraverso gli investimenti. Dovrebbero dare la priorità alla corretta attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza, il nostro strumento più potente per raggiungere una prosperità duratura e condivisa.

Nel merito della situazione dell’Italia ha sollecitato uno sforzo in più anche a costo di riscrivere parti del piano: “Se servono cambiamenti al Pnrr siamo pronti a discuterne in un modo molto costruttivo e con flessibilità ma questo deve avvenire al più presto”. Poi ha aggiunto:

Chiediamo decisamente uno sforzo perché sappiamo che adesso sta arrivando, nel 2023 e nel 2024, la parte più difficile del piano, non solo per l’Italia ma anche per gli altri Paesi.

Opposizioni in allerta, Fitto a lavoro

La raccomandazione dell’Ue ha messo in allerta le opposizioni che sono intervenute, a più voci, per mettere ulteriore pressione al governo. Il quale, comunque, continua lavorare. Il Ministro Raffaele Fitto, a capo del ministero competente, che ha fatto sapere che nei prossimi giorni inoltrerà una relazione al Parlamento contente:

Una verifica effettuata nella prospettiva di garantire da un lato un utilizzo efficace delle risorse, dall’altro di individare in relazione a tutti gli investimenti le modalità di attuazione e le reali forme di finanziamento più adeguate rispetto alla reale ed effettiva realizzazione degli interventi.