L’industria automobilistica europea è al crocevia di un cambiamento epocale. Il motivo? La prossima normativa Euro 7. Questa regolamentazione promette di apportare modifiche significative nel settore, con un impatto diretto sui costi di produzione e sul prezzo finale delle auto. La nuova normativa non piace nemmeno ad ACEA, che ha rilanciato previsioni pessimistiche, ma ha anche ipotizzato una proposta di soluzione.

ACEA contro Euro 7: l’aumento dei costi per i produttori di auto

Stime recenti rilasciate da ACEA, l’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili, indicano un potenziale aumento di costi di produzione di almeno 2.000 euro per auto e fino a 12.000 euro per veicoli commerciali. Queste cifre rappresentano sia i costi diretti che quelli indiretti derivanti dall’implementazione della normativa Euro 7.

Gli aumenti di costo possono derivare da una varietà di fattori, compresi investimenti in nuove attrezzature e tecnologie, così come l’aumento del consumo di carburante (+3,5% secondo le previsioni). Questi cambiamenti potrebbero tradursi in prezzi più alti per i consumatori nelle concessionarie.

Normativa Euro 7: impatto significativo sul prezzo finale delle auto

La domanda che sorge spontanea è: come questi cambiamenti impatteranno sul consumatore medio? Il costo di produzione più elevato potrebbe facilmente tradursi in prezzi finali di vendita più alti. Per quanto riguarda l’aspetto produttivo, ACEA stima un incremento di almeno 2.000 euro, che potrebbe essere ulteriormente ampliato a causa di un aumento generalizzato dei costi.

L’applicazione della normativa Euro 7 influenzerà i costi di produzione sia diretti che indiretti. In termini diretti, i produttori dovranno affrontare un aumento dei costi principalmente associati a nuove attrezzature e investimenti. Questo impatto sarà amplificato da un aumento dei costi indiretti, come ad esempio un aumento previsto del consumo di carburante del 3,5%.

Secondo le stime dell’ACEA, la proposta della normativa Euro 7 potrebbe far aumentare i costi di produzione da 4 a 10 volte rispetto alle stime più conservative della Commissione Europea. L’UE ha previsto un aumento dei costi di produzione di 180 euro per un’auto, 450 euro per un furgone e 2.800 euro per i camion e gli autobus.

ACEA contro Euro 7: critiche alla proposta della normativa

L’industria automobilistica europea conferma i propri sforzi per conseguire l’ulteriore riduzione di emissioni per ridurre l’impatto climatico e migliorare il proprio apporto alla sfera ambientale e sociale. Tuttavia, ACEA sostiene che l’attuale proposta della normativa Euro 7 non è la strada giusta per farlo.

Molto polemico la Direttrice generale di Acea, Sigrid de Vries, che ha voluto puntualizzare:

L’industria dell’auto europea è impegnata a ridurre ulteriormente le emissioni a beneficio dell’ambiente e della salute, ma la normativa Euro 7 non è la strada giusta per farlo, avrà un impatto molto ridotto e porterà costi davvero molto elevati.

Le critiche all’attuale proposta includono la sua natura irrealistica e inefficace, oltre a comportare procedure di produzione non collaudate. I risultati dell’implementazione della normativa Euro 7 sarebbero minimi, con una riduzione delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) solo del 4% per le auto e del 2% per i veicoli commerciali rispetto all’attuale normativa Euro 6D, secondo uno studio realizzato da Frontier Economics. Tali percentuali sono quasi insignificanti, specialmente quando messe a confronto con l’80% di riduzione garantito dalla transizione all’elettrico.

Possibili strategie di mitigazione e la reazione politica

Per attutire l’impatto della normativa sui produttori, ACEA propone di ritardare di almeno tre anni l’entrata in vigore della normativa Euro 7, spostando la data dal 1° luglio 2025 al 2028 o, secondo alcuni parametri, addirittura al 2035.

Tale proposta sembra aver trovato un certo consenso anche nel panorama politico e di opposizione alla proposta Ue. Nei giorni scorsi, anche Matteo Salvini aveva attaccato la norma Euro 7, affermando che come l’Italia anche altri Paesi sono contrari.