Italia sicura, la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico voluta nel 2014 dall’allora premier Matteo Renzi torna al centro dell’attenzione. La catastrofe verificatasi in Emilia Romagna ha infatti reso evidente – per l’ennesima volta, aimè –  la necessità di individuare un metodo efficiente per contrastare il dissesto idrogeologico che minaccia il 94% dei Comuni italiani. Per molti osservatori, la task-force voluta da Renzi, poi smantellata dal governo gialloverde, è stata il miglior tentativo di dare risposte concrete al caos burocratico che ha ad oggi ha impedito la messa in sicurezza del territorio italiano.

Italia sicura di Renzi, Maria Chiara Gadda (Iv): “Esperienza positiva, è fondamentale sia recuperata” | ESCLUSIVA

Italia sicura di Matteo Renzi è stata il miglior tentativo di affrontare il problema del dissesto idrogeologico del nostro Paese? Per chi ritiene di sì, la prova è nei risultati conseguiti dalla task-force allora guidata da Erasmo De Angelis: 1445 cantieri per 1.4 miliardi di finanziamenti in soli quattro anni. Non tutti sono però della stessa opinione. Non a caso nel 2018 il governo gialloverde presieduto da Conte decise di chiudere l’unità di missione voluta da Renzi e di avviare un nuovo progetto denominato Proteggi Italia.

Il tema è tornato alla ribalta, purtroppo, dopo il disastro provocato dall’alluvione dei giorni scorsi in Emilia Romagna. In un tweet, infatti, Matteo Renzi ha pubblicamente accusato Conte di aver commesso, con la chiusura di Italia sicura, un errore “persino più grave del reddito di cittadinanza e del superbonus”. Critica, questa, naturalmente respinta al mittente dal leader 5Stelle che ha definito i risultati ottenuti dalla creatura di Renzi “impalpabili”.

Il tema della lotta al dissesto idrogeologico non può esaurirsi, tuttavia, nello scontro tra due ex Presidenti del Consiglio. Per comprendere quali furono i punti di forza di Italia sicura, la redazione di TAG24 ha allora raggiunto Maria Chiara Gadda, deputata di Italia viva.

Onorevole Gadda, quale è stato il merito di Italia sicura e perché, a suo giudizio, è stato un errore smantellare l’unità di missione?

“Italia sicura aveva il ruolo di coordinamento e di supporto tecnico per tutte quelle amministrazioni, soprattutto locali, che si trovano a dover affrontare importanti investimenti per la manutenzione del territorio. Lo scopo era quello di coordinare, in modo integrativo e complementare, le varie competenze dislocate tra Comuni e Regioni. Purtroppo sappiamo come in Italia si investa poco in prevenzione e troppo per riparare alle conseguenze dei disastri, con denari che non sono mai sufficienti a colmare i bisogni della popolazione e delle imprese”.

Come giudica le misure varate dal Governo per l’Emilia Romagna?

“Noi di Italia viva abbiamo accolto con il favore il decreto fatto nell’imminenza dell’alluvione. Riteniamo, però, ci siano misure che vadano migliorate con un’ottica di prospettiva. La sospensione delle rate dei mutui e dei contributi fiscali è certamente positiva, ma sappiamo che questa programmazione ricadrà sui cittadini in autunno. Non possiamo permettere che tra alcuni mesi i cittadini si trovino a dover subire l’attesa di continue proroghe. Anche perché probabilmente non saranno in grado di pagare queste rate. Per questo abbiamo proposto al Governo di fare, già da ora, un programma di rateizzazione che consenta a cittadini e imprese di capire cosa accadrà loro”.

Quali sono le vostre proposte in tema di prevenzione?

“Sul tema della prevenzione occorre considerare che ci sono diversi ministeri che, con competenze diverse, concorrono al tema della manutenzione del territorio. Io, ad esempio, ho sottoposto al ministro Lollobrigida il tema dei contratti di filiera e dei distretti del cibo, che oltre a tenere insieme imprese agricole e agroalimentari, impattano sulla prevenzione del dissesto. Perché non usare questi bandi, con le risorse già disponibili, per mettere le imprese in condizione di rispondere alle grandi calamità con opere di manutenzione?

Prevenire significa ragionare in senso lato, tra diversi ministeri, trovando una convergenza sulle misure per la prevenzione sul territorio. È poi assolutamente urgente mettere in campo il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Credo questo debba essere il primo punto in agenda di Governo”.

Italia viva ha proposto il recupero della struttura di missione di Italia sicura voluta da Renzi?

Sì. Per noi il Governo può cambiargli nome, indicare alla guida le persone di suo gradimento, dimenticare addirittura si tratti di un progetto del governo Renzi. L’importante è che si recuperi il modello già utilizzato e si crei una cabina di regia immediatamente. Altrimenti risorse ingenti, come quelle del Pnrr, non andranno a buon fine.

Sappiamo dei colli di bottiglia che impediscono alle amministrazioni locali di mettere in campo i progetti. Per non parlare della sovrapposizione che si crea tra le competenze dei vari enti. La cabina di regia di Italia sicura aveva permesso, invece, di superare questi ostacoli accorciando anche i processi decisionali e semplificando le procedure. È un discorso di metodo. In tema di prevenzione non è possibile ragionare a compartimenti stagni, servono interventi sinergici. Il coordinamento centrale è fondamentale”.

C’è chi propone di dirottare le risorse del Pnrr per superare l’emergenza dissesto. Altri dicono che non è possibile. Come stanno le cose?

“La nostra priorità è che le risorse già disponibili contro il dissesto idrogeologico siano usate. La nostra preoccupazione è che i colli di bottiglia cui accennavo prima creino difficoltà nei piccoli e piccolissimi Comuni. Per noi il tema riguarda innanzitutto le risorse già stanziate del Pnrr. 

Se poi vogliamo parlare di risorse aggiuntive, ci sono le risorse del Fondo complementare che possono essere riadattate a questa nuova esigenza di manutenzione del territorio e che possono essere magari destinate direttamente alle imprese. Il caso delle politiche di filiera e dei distretti del cibo è uno di questi. Il Fondo complementare e i Fondi di sviluppo e coesione possono essere utilizzati dalle imprese sia per l’acquisto dei macchinari sia per la manutenzione del territorio. Il tema è ragionare in modo complesso, ma per farlo serve una cabina di regia interministeriale – come Italia sicurache sia trasversale nelle tematiche“.

Almeno per temi così cruciali è arrivato il momento di superare le bandierine di parte?

“Certo, perché questo atteggiamento non è sicuramente nell’interesse del Paese. Noi ci siamo sempre posti come opposizione costruttiva. Io lancio un appello affinché si superino i piccoli interessi di bottega: l’interesse del Paese è più grande. Gli eventi calamitosi degli ultimi ottanta anni hanno provocato troppi morti, troppe perdite. Il costo della ricostruzione è sempre più elevato di quello della prevenzione. Io credo invece che il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici sia un’occasione di lavoro e un volano di sviluppo.

Occorre ragionare in modo più sereno, nell’interesse dei cittadini. Il Parlamento si è mostrato coeso in occasione dell’emergenza in Emilia Romagna. Per onorare le persone colpite da questa tragedia serve però che questa coesione ci sia anche nelle future azioni di prevenzione. Il Pnrr, tra l’altro, è stato varato proprio per colmare i divari che ancora rallentano lo sviluppo del Paese. Non capisco perché l’ideologia o l’impossibilità di ammettere che in passato si è fatto qualcosa di giusto debbano bloccare il ripetersi di un’esperienza positiva. Ai bandi di Italia sicura di Renzi partecipavano tutti, non solo i sindaci del Pd: questi interventi servono a tutti, al di là delle bandiere”.