Renato Carosone, qual è la causa della sua morte? Il celebre cantautore, tra i più grandi interpreti della canzone napoletana, è scomparso nel 2001 a Roma. Aveva 81 anni e il decesso è stato improvviso, nel sonno: aveva da tempo alcuni problemi di salute. La sua carriera è stata lunga e ricca di successi.

Renato Carosone: causa morte, moglie e figli

Renato Carosone (Carusone all’anagrafe per un errore) è morto la mattina del 20 maggio 2001, mentre riposava nella sua casa romana. Nel 1993 aveva avuto un aneurisma, da cui si era ripreso completamente. Negli anni successivi aveva sviluppato dei problemi respiratori e, nell’ultimo periodo, anche circolatori. Da tempo soffriva di enfisema. Al suo funerale, celebrato nella chiesa degli Artisti a Roma, partecipano circa 400mila persone, tra cui molti musicisti e volti noti dello spettacolo.

Carosone era sposato con la ballerina Rita Levidi. Un colpo di fulmine coronato dal matrimonio nel 1938, durato ben 63 anni. A lei è dedicata uno dei suoi brani più conosciuti, Maruzzella.

La coppia ha avuto un figlio, Pino Carosone, nel 1939. Pur non essendo biologicamente di Renato Carosone, è stato comunque da lui riconosciuto e molto amato. La moglie è morta diversi anni dopo di lui, il 19 marzo 2012.

Biografia

Nato a Napoli il 3 gennaio 1920, primo di tre fratelli, si appassiona alla musica suonando un vecchio pianoforte della madre. Strumento che inizia a studiare dopo la sua morte prematura nel 1927. Quando il padre perde il lavoro, decide quindi di aiutare economicamente la famiglia sfruttando le sue doti di musicista e facendo diversi lavori. Comincia a frequentare la Galleria Umberto I in città, che è un ritrovo di artisti. Nel 1937, a 17 anni, ottiene il diploma al conservatorio e, in questo stesso anno, parte per l’Africa, scritturato da Aldo Russo come pianista e direttore d’orchestra.

L’insuccesso degli spettacoli- solo in napoletano- spingono la compagnia a rientrare in Italia. Ma Renato Carosone decide di restare e viene scritturato come pianista ad Addis Abeba. Le condizioni economiche gli permettono di farsi raggiungere dalla famiglia. Nel suo periodo ‘africano’ Carosone lavora come musicista, ma anche come dattilografo durante la seconda guerra mondiale, quando viene arruolato e inviato sul fronte somalo-britannico. Occupata Addis-Abeba, Carosone rientra ad Asmara, dove rimane per qualche altro anno e conosce la moglie. Nel 1946 rientra in Italia.

Dopo aver suonato in alcune piccole orchestre da ballo, nel 1949 fonda un trio insieme al chitarrista e cantante olandese Van Wood e il batterista Gegè Di Giacomo. Quindi arrivano i primi successi, grazie a una ‘rilettura’ dei grandi classici italiani e napoletani con un nuovo ritmo. Dopo l’uscita di Van Wood, nel 1952, insieme a Di Giacomo costituisce un nuovo complesso. Escono quindi i primi dischi, nonché una serie di 33 giri intitolata Carosello Carosone. La sua popolarità va oltre i confini nazionali, arrivando fino in Francia, Sudamerica e Stati Uniti.

Nel 1959, al culmine del successo, Carosone decide di ritirarsi dalla scene tra lo sconcerto generale, pur continuando la sua attività di musicista. Nel 1975 torna sul palco in occasione di un concerto alla Bussola di Viareggio; nel 1982 registra un nuovo album, Renato Carosone. Sette anni dopo, nel 1989, partecipa al Festival di Sanremo con il brano “’Na canzuncella doce doce”. Nel 1996 riceve il Premio Tenco e due anni dopo si si esibisce dal vivo per l’ultima volta in piazza del Plebiscito a Napoli, di fronte a 200mila persone. Nel 200 pubblica la sua autobiografia, Un americano a Napoli.

Molti gli omaggi nel corso degli anni al famoso cantautore. Nel 2021, in occasione del centenario della sua nascita, è stata realizzata la serie Rai sulla sua vita Carosello Carosone.

Renato Carosone, le canzoni più famose

Tra le canzoni di maggior successo, conosciute praticamente da chiunque, ricordiamo:

  • “Maruzzella”;
  • “Tu vuo’ fa’ l’americano”;
  • “Torero”;
  • “Caravan Petrol”;
  • “O’ sarracino;
  • “Pigliate ‘na pastiglia”.

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