Ferie maturate non godute: entro il 30 giugno di ogni anno, il dipendente deve godere delle ferie maturate. Cosa succede se non vengono fruite? La scadenza potrebbe indurre erroneamente a pensare che superati i termini le ferie vadano perse. La realtà è molto diversa, in quanto si tratta di una scadenza che non interessa tanto il lavoratore dipendente, quanto più il datore di lavoro.

Cosa succede dopo la scadenza? Cosa deve fare il datore di lavoro?

Ferie maturate non godute, quali scadenze rispettare

Entro il 30 giugno di ogni anno, le ferie maturate devono essere fruite dal dipendente. In linea generale, le ferie sono un diritto del lavoratore e il loro godimento viene disciplinato dall’articolo 2109 del Codice Civile e da due Decreti legislativi: il n. 66 del 2003 e il n. 213 dal 2004.

Ogni lavoratore dipendente ha diritto a un minimo di quattro settimane di riposo. Se il numero minimo non può diminuire, il numero massimo può variare in base al Contratto Collettivo nazionale di lavoro applicato.

Il lavoratore dipendente deve godere di almeno due settimane di ferie entro l’anno di maturazione e, in generale, entro i diciotto mesi successivi deve godere delle restanti (anche in questo caso, le regole potrebbero cambiare in base ai contratti collettivi).
Pertanto, se vogliamo tirare le somme, bisogna seguire queste scadenze:

  • Maturate tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2021, devono essere fruite entro il 30 giugno;
  • Maturate tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2022, devono essere fruite entro il 30 giugno 2024;
  • Maturate nel 2023, devono essere fruite entro il 30 giugno 2025.

Cosa succede dopo la scadenza

Poc’anzi, abbiamo indicato quali sono i termini entro cui il lavoratore dipendente deve godere dei giorni di ferie maturati. Abbiamo anche anticipato che, nonostante esista un termine, non bisogna pensare che le ferie non fruite si perdano. La scadenza, infatti, non deve far preoccupare tanto il lavoratore dipendente, ma il datore di lavoro. Entro il 30 giugno non vengono azzerate, il datore di lavoro è obbligato a versare i contributi previdenziali sulle ferie maturate e non godute, pena il rischio di farsi carico di sanzioni.

Pertanto, i dipendenti non devono preoccuparsi: le ferie residue non andranno perse. Però, il datore di lavoro deve versare i contributi previsti perché per l’Inps è come se il dipendente le avesse godute.

Quali sono le conseguenze per il datore di lavoro

L’unico a rimetterci è il datore di lavoro. Quali sono, con precisione, le conseguenze? Per prima cosa, è costretto a versare i contributi aggiuntivi. Ciò significa che deve aggiungere l’importo spettante per le ferie non godute.

Cos’altro? Oltre a dover versare i contributi aggiuntivi, il datore di lavoro rischia di incorrere in sanzioni amministrative. Come abbiamo detto le ferie sono un diritto del dipendente e spetta al datore di lavoro accertarsi che vengano fruite entro le scadenze fissate dalla legge e dai contratti collettivi di lavoro.

L’importo delle sanzioni varia in base ai lavoratori dipendenti che non hanno fruito dei periodi di riposo. Più nello specifico, ecco quali sono gli importi delle sanzioni:

  • Da 120 euro a 720 euro, quando sono relativi ad un anno e riguardano massimo cinque lavoratori dipendenti;
  • Da 480 euro a 1800 euro, quando si verificano per due anni e riguardano più di cinque lavoratori dipendenti;
  • Da 960 euro a 5400 euro, quando si verificano per più di quattro anni oppure riguardano almeno dieci lavoratori dipendenti.

È bene ricordare, inoltre, che le ferie maturate e non godute non possono essere pagate (monetizzate) per legge, fintanto che il lavoratore interessato lavori ancora per lo stesso datore di lavoro.

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