Ha tentato di togliersi la vita ancora una volta, Giovanni Padovani, il 27enne imputato per l’omicidio dell’ex compagna Alessandra Matteuzzi, avvenuto ad Arcoveggio di Bologna nell’agosto del 2022. Stando ai legali che lo sostengono, l’uomo avrebbe bevuto una bottiglia di detersivo, provocandosi delle convulsioni. In seguito all’ennesimo episodio autolesivo sarebbe stato trasferito nel carcere psichiatrico di Reggio Emilia. Intanto la Corte d’Assise di Bologna ha conferito l’incarico per una perizia per l’ex calciatore: si terrà all’inizio di giugno e servirà ad accertare se, alla luce degli ultimi avvenimenti, Padovani sia capace o meno di affrontare il processo a suo carico. E se, al momento dei fatti, fosse capace di intendere e di volere.
Omicidio Alessandra Matteuzzi: Padovani tenta ancora il suicidio. Verso la perizia psichiatrica
La richiesta di sottoporre l’imputato a una perizia psichiatrica era stata presentata dagli avvocati della difesa, che fin dall’inizio sostengono che Giovanni Padovani sia affetto da una forma di schizofrenia psicotica. Un disturbo che, nelle fasi più acute, lo esporrebbe al rischio di atti autolesionistici. In effetti, da quando è stato incarcerato, il 23 agosto scorso, il 27enne, ex calciatore, avrebbe già tentato di togliersi la vita tre volte. L’ultima lo scorso venerdì, quando, stando ai legali che lo sostengono, avrebbe ingerito una bottiglia di detersivo, provocandosi delle convulsioni. Dopo essere stato soccorso, sarebbe stato trasferito presso il carcere psichiatrico di Reggio Emilia.
La perizia psichiatrica approvata dalla Corte d’Assise, il cui incarico è stato conferito negli scorsi giorni, dovrà accertare se l’imputato sia in grado o meno di affrontare il processo a suo carico e se, al momento dei fatti, fosse capace di intendere e di volere. Secondo la difesa no.
Sembra uno zombie, anche perché è imbottito di farmaci. Io non penso che queste siano le condizioni per processare una persona,
ha dichiarato il suo avvocato, Gabriele Bordoni. Una tesi rinnegata dall’accusa.
Sgomberiamo pure il campo da ogni dubbio e accertiamo che Padovani fosse totalmente capace di intendere e di volere, così come oggi è perfettamente in grado di stare a processo.
Gli accertamenti prenderanno il via il prossimo 9 giugno. Per l’occasione entrambe le parti hanno nominato propri consulenti. I risultati della perizia saranno resi noti il 19 luglio.
La ricostruzione del delitto
Padovani è accusato di aver ucciso a martellate l’ex compagna, la 56enne Alessandra Matteuzzi, a pochi passi dall’abitazione in cui la donna viveva ad Arcoveggio di Bologna. I fatti risalgono al 23 agosto scorso. Nonostante fosse soggetto a una procedura restrittiva nei suoi confronti, in seguito a una denuncia di stalking presentata dalla vittima qualche mese prima, l’ex calciatore l’aveva raggiunta e, al culmine di una lite, l’aveva colpita ripetutamente, lasciandola a terra esanime. Nel corso degli interrogatori tenutisi in caserma, aveva sostenuto di aver agito perché colto da “furia cieca”, a causa della sua gelosia ossessiva nei confronti della donna.
Ad incastrarlo ci sarebbero non solo le testimonianze di alcuni residenti dell’area, di cui uno che, in particolare, avrebbe assistito ai fatti, cercando di calmare l’imputato, ma anche alcuni dettagli rinvenuti sul suo smartphone. Come un messaggio di scuse indirizzato alla madre per quanto aveva intenzione di fare. Dettagli che farebbero pensare a un omicidio premeditato. Anche se, fin dall’inizio, Padovani sostiene di essersi recato sotto casa della 56enne per un chiarimento. Avrebbe portato con sé il martello solo per difesa, ha ribadito più volte, visto che il cognato in passato l’aveva minacciato. L’accusa a cui deve rispondere è di omicidio pluriaggravato da futili motivi, relazione affettiva, stalking e premeditazione. Il processo a suo carico si è aperto lo scorso 3 maggio.